(ANSA) - NAPOLI, 29 DIC - A causa della pandemia da Covid-19
oltre il 50% dei pazienti affetti da epatite C ha rinunciato a
curarsi. Il dato emerge dal consuntivo dei primi 10 mesi del
progetto "Zero Epatite C" attivato nell'ospedale evangelico
Betania di Napoli (e che andrà avanti per tutto il 2021), nel
corso del quale sono stati valutati 8012 pazienti consecutivi
rilevando 309 soggetti Anti HCV positivi con una prevalenza di
infezione del 3.9 %: il più alto tasso di infezione rispetto
alla media nazionale stimata nello 0.8-1%.
"Siamo convinti che il modello fino ad oggi adottato sia
utile a fare emergere il sommerso e migliorare il percorso
diagnostico e terapeutico del paziente con infezione da HCV"
spiega il direttore dell'Unità di Epatologia Ernesto Claar, che
aggiunge: "I dati emersi dai primi 10 mesi di valutazione ci
consentono di delineare la situazione epidemiologica, in termini
di epatite C, nel territorio di nostra competenza e rafforzano
la consapevolezza di aver messo in essere un percorso di cura
virtuoso". Questa esperienza, rileva una nota, "si aggiunge a
tutti gli sforzi messi in essere dalla Regione Campania e dalla
ASL Napoli 1 Centro per affrontare le piaghe dell'epatite C,
della cirrosi epatica e dell'epatocarcinoma".
Da gennaio 2020 tutti i pazienti ricoverati (ordinario, day
hospital, day surgery, preospedalizzazione) nell'ospedale
evangelico Betania vengono sottoposti a screening per HCV Ab ed
il laboratorio analisi redige giornalmente un report consegnato
all'Unità Operativa di Epatologia. "Una volta verificata la
positività agli anticorpi, gli specialisti epatologi dell'Unità
Operativa coordinati dal dottor Claar prendono in carico il
paziente avviandolo, se opportuno, ad esami di secondo livello
e, quando necessario, alla terapia antivirale" si rileva ancora.
"Dei 309 pazienti risultati positivi al test di primo livello,
solamente 160 hanno avuto la possibilità di completare la
valutazione diagnostica risultando in 1/3 dei casi RNA positivi
quindi con infezione attiva e sottoposti a terapia. Gli altri
149 pazienti condizionati dalle limitazioni dovute alla pandemia
Covid non sono stati in grado di terminare l'iter diagnostico e
terapeutico".
"Abbiamo verificato che molti degli sforzi fatti per prendere
in carico i pazienti anti HCV + post dimissione confliggono con
la difficoltà di praticare esami di secondo livello così come
dimostrato da altre esperienze anche internazionali - afferma
Claar - Per risolvere le difficoltà, semplificare e velocizzare
il percorso di cura ci proponiamo, dal prossimo gennaio, grazie
al contributo non condizionante di Gilead, di effettuare
l'analisi dell'HCV RNA a tutti i pazienti anti HCV+ quando
questi sono ancora in regime di ricovero. In attesa che lo
screening gratuito nazionale, decretato dalla legge 8/20,
rivolto a tutti i nati tra il 1969 ed il 1989 nonché a tutti i
soggetti seguiti dai SERD ed ai detenuti, dia i suoi frutti,
contiamo che il modello da noi adottato contribuisca a ridurre
la circolazione del virus HCV e riduca le complicanze della
malattia epatica in termini di cirrosi ed epatocarcinoma"
conclude Claar. (ANSA).