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Due capodogli trovati morti al largo di Palmarola

Marevivo, per colpa di una rete da pesca, erano mamma e figlio

Redazione ANSA FIUMICINO

FIUMICINO - Due capodogli, mamma e figlio, sono stati trovati morti a causa di una rete da pesca. Un altro caso di decesso dopo il cucciolo femmina di capodoglio morto sulla spiaggia di Ostia e la tartaruga marina spiaggiata a Focene nei giorni scorsi. L'episodio dei due capodogli è reso noto da Marevivo, che mercoledì aveva segnalato alla sala operativa di Circomare Ponza la presenza di una carcassa di cetaceo alla deriva, a largo dell'isola di Palmarola, e la Guardia Costiera, guidata dal comandante Rosa D'Arienzo, ha disposto l'invio di una imbarcazione.
    Giunto sul posto, il comandante della motovedetta, Fabio Odorico, ha potuto constatare che i cetacei erano due, mamma e figlio. Sono stati ritrovati a circa otto miglia dalla costa dell'isola di Palmarola. Dai primi rilevamenti è emerso che si tratta di un capodoglio di oltre sei metri di lunghezza, di un peso difficilmente quantificabile, a causa dell'avanzato stato di decomposizione, basti pensare che della coda è rimasto solo l'osso. I due erano semisommersi e alla deriva. L'ipotesi è che la mamma sia morta per liberare il figlio dalla rete e che alla fine sia rimasta impigliata anche lei. La rete da pesca, lunga circa 2 metri, infatti, era strappata ed in parte impigliata nella bocca della madre, mentre nel sacco era aggrovigliato il corpo del piccolo esemplare.
    "Ringraziamo l’intervento della Guardia Costiera, con cui Marevivo collabora attivamente da anni, che ha svolto un’eccellente lavoro. Il dramma di questa mamma è un dramma di tutti noi - dichiara la presidente di Marevivo Rosalba Giugni - La morte di due giganti del mare è già di per sé una perdita per il nostro patrimonio ecosistemico, ma sapere che questi cetacei sono morti a causa dell’uomo e in circostanze tanto strazianti rende l’accaduto ancora più grave. Non dobbiamo cambiare solo i nostri comportamenti, ma il nostro sistema di valori per capire e sentire davvero che il male che facciamo all’ambiente, lo facciamo a noi stessi".

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