Quotidiano Energia - Le ambizioni di crescita dell’auto elettrica, che pure hanno convinto Shell a ritagliarsi uno spazio in questo settore, non hanno spinto la major a diminuire il suo impegno nel downstream petrolifero. La compagnia ha annunciato infatti che investirà nel segmento tra i 7 e i 9 miliardi di dollari all’anno, aspettandosi una redditività in termini di Roace (return on average capital employed) oltre il 15% e un flusso di cassa organico di 6-7 mld $ al 2020 e di 9-12 mld $ al 2025, con un greggio sui 60 $/b.
“Questo settore sta aiutando Shell a crescere nel contesto della transizione verso un sistema energetico low-carbon”, spiega il numero uno del downstream della compagnia, John Abbott, “stiamo realizzando i migliori prodotti e servizi possibili con le tecnologie attuali e stiamo lavorando anche per il futuro: dalle ricariche per l’auto elettrica ai biocarburanti, dal Gnl all’idrogeno, alle app per smartphone per promuovere uno stile di guida più efficiente”.
I piani della compagnia prevedono più in dettaglio l’apertura di oltre 10.000 distributori di carburanti entro il 2025 - di cui la metà tra Cina, India, Indonesia, Messico e Russia - con l’obiettivo di raggiungere quota 55.000 impianti e 40 mln di clienti giornalieri (dai 30 mln di oggi). In termini di entrate, ciò vuol dire secondo Shell passare da 2,2 a 4 mld $. Non è tutto, perché la compagnia vuole anche lanciare 5.000 nuovi convenience store associati ai punti vendita carburanti.
Sul fronte raffinazione e trading, il programma della major prevede 2-3 mld $ di investimenti annui, con l’intento di arrivare nel 2020 a ridurre i margini di break-even di 0,5-0,9 $/b. Ancora superiore lo sforzo previsto per la chimica, su cui Shell intende puntare 3-4 mld $ annui.
La strategia per il downstream di Shell è disponibile in allegato sul sito di QE.