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Buone prassi contro il caporalato

Buone prassi contro il caporalato

Primi risultati ricerca Milan Center for Food Law

ROMA, 20 novembre 2017, 14:13

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Diffondere e sostenere le buone pratiche contro lo sfruttamento in agricoltura. È l'impegno del Milan Center for Food Law and Policy, in collaborazione con Coop, che stamani ha presentato i risultati preliminari della ricerca Best Practices against Work Exploitation in Agriculture Be-Aware, il progetto di ambito europeo per valutare buone prassi volte a contrastare l'illegalità nel settore agricolo. La ricerca, iniziata lo scorso febbraio, ha già conosciuto diversi momenti pubblici di confronto e monitoraggio delle sue diverse fasi e oggi giunge all'individuazione di modelli di filiera virtuosa dalla produzione alla distribuzione, in particolare: la raccolta ortofrutticola in Almeria, in Spagna; la raccolta delle mele in Trentino, in Italia; la raccolta dell'uva nella Champagne, in Francia e la campagna "Coop Buoni e Giusti" in Italia. Le buone pratiche sono state selezionate in base a criteri di valutazione specifici, tra i quali la replicabilità, l'impatto sul lavoro, l'innovazione, il lavoro adeguato e l'approccio multilaterale. "Quando acquistiamo un prodotto agricolo, non sappiamo se dietro c'è lo sfruttamento di qualche persona - ha detto Marco Pedol, responsabile della ricerca Be-Aware, a margine della presentazione dei risultati preliminari della ricerca -vogliamo quindi contrastare l'illegalità proponendo le buone pratiche che rispettano lo sviluppo sostenibile, secondo parametri di governance, di rispetto ambientale e di equilibrio economico-sociale". "Il caporalato è uno dei fenomeni di illegalità nel lavoro sui campi, - ha proseguito Pedol - noi abbiamo studiato tutto il problema dell'illegalità che è ampiamente diffuso in tutti i Paesi europei, in particolare in Portogallo, in Romania e nei Paesi dell'Est Europa". Ma l'illegalità, oltre ad essere "estremamente diffusa", è anche "di difficile determinazione": è per questo che il Milan Center for Food Law and Policy ha scelto di "identificare sul mercato dei prodotti che siano puliti dal punto di vista etico" e di "cercare di riconoscere chi lavora bene, per poterlo premiare e perché queste buone pratiche possano essere diffuse in tutto il contesto comunitario". "Il bisogno che sentono i diversi soggetti sul mercato - ha detto Mauro Bruzzone, responsabile Politiche sociali Coop - è quello di confrontarsi con queste realtà". "Da un paio d'anni abbiamo attivato un progetto che prevede la verifica di tutte le produzioni agricole che forniscono Coop, parliamo di qualcosa come 70 mila aziende agricole - ha aggiunto - sono state individuate 13 filiere critiche e su quelle viene fatto un lavoro ispettivo da parte di un soggetto terzo specializzato, che non si limita al controllo della documentazione, ma va sui campi e intervista in maniera anonima i lavoratori: sostenendo questo progetto, abbiamo voluto che anche "Buoni e giusti Coop" fosse sottoposto alla verifica di questo rigoroso sistema di valutazione che sta realizzando il Milan Center". "Continueremo ad analizzare le buone pratiche, - ha concluso Marco Pedol - il nostro fine è quello di poter finalmente cambiare il volto del lavoro sui campi proponendo delle pratiche positive"
   

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