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Anm, parere su ddl su partecipazione magistrati alle elezioni

Netta contrarietà alla separazione delle carriere

Redazione ANSA

- ROMA - Il Comitato Direttivo Centrale dell'Associazione Nazionale Magistrati, che si è tenuto oggi a Roma, ha approvato un parere sul disegno di legge relativo alla partecipazione dei magistrati alle elezioni politiche, amministrative e sul successivo rientro in ruolo. Nella riunione di oggi, inoltre, è stato approvato all'unanimità un documento che ribadisce una netta contrarietà alla proposta di legge costituzionale, elaborata dall'Unione delle Camere Penali, per la separazione delle carriere nella magistratura e per la eliminazione del principio di obbligatorietà dell'azione penale. L'Anm fa presente che tale iniziativa non può essere condivisa perché "alterando i rapporti tra i poteri dello Stato, determina il sostanziale controllo della funzione giurisdizionale da parte della politica finendo in tal modo col fare delle disfunzioni di oggi la regola di domani".
    In merito alla partecipazione dei magistrati in politica, l'Associazione Nazionale Magistrati evidenzia che "il rispetto del principio costituzionalmente garantito della libertà di ogni cittadino di partecipare attivamente alla vita politica non consente alcuna negazione dell'esercizio del diritto di elettorato passivo da parte del cittadino magistrato e che le norme in via di approvazione appaiono opportunamente e adeguatamente regolamentare tale aspetto". Tuttavia il punto maggiormente critico è costituito dal ritorno nella giurisdizione del magistrato che abbia svolto un mandato in funzioni pubbliche elettive o abbia ricoperto incarichi di governo nazionale o locale, cosa che potrebbe comprometterne la imparzialità e terzietà quanto meno sotto il profilo dell'immagine. Rappresenta che le previsioni del DDL relative ai magistrati in tali condizioni non appaiono soddisfacenti, in quanto non garantirebbero adeguatamente l'immagine di imparzialità e terzietà del magistrato. L'Anm, quindi, propone di adottare soluzioni che, ferma la conservazione dello status di magistrato, si orientino verso il collocamento definitivo del magistrato fuori dall'esercizio della giurisdizione, con funzioni amministrative e non dirigenziali, quali quelle già attualmente rivestite presso il Ministero di Giustizia e comunque con l'esclusione della possibilità di accedere alla Corte di Cassazione e relativa Procura Generale o di fare ritorno all'ufficio di provenienza.
   

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