(ANSA) - ROMA, 27 FEB - Comuni italiani "rimandati" sul
livello di trasparenza della 'filiera' della confisca dei beni
mafiosi: su 1.076 comuni monitorati destinatari di beni immobili
confiscati, 670 non pubblicano l'elenco e non danno informazioni
sul loro sito internet. Ciò significa che ben il 62% dei comuni
è totalmente inadempiente. Il dato emerge da "RimanDATI" il
primo Report nazionale sullo stato della trasparenza dei beni
confiscati nelle amministrazioni locali pubblicato
dall'associazione Libera contro le mafie.
Ai comuni - ricorda lo studio, promosso in collaborazione con
il Gruppo Abele e il Dipartimento di Culture, Politica e Società
dell'Università di Torino, primo appuntamento di una serie di
iniziative in occasione dell'anniversario dei venticinque anni
dall'approvazione della Legge 109/96 - vengono destinati i beni
immobili confiscati alle mafie per finalità istituzionali o per
scopi sociali. Nello specifico il primato negativo in termini
assoluti spetta ai comuni del Sud Italia, comprese le isole, con
ben 392 municipi che non pubblicano elenco; segue il Nord Italia
con 213 comuni e il Centro con 65. A livello regionale tra le
più virtuose Basilicata, Marche, Emilia Romagna, Liguria e
Lazio. Tra le regioni meno trasparenti emergono invece Umbria,
Trentino Alto Adige, Abruzzo, Sardegna, Toscana e Campania.
La ricerca, realizzata tra maggio e ottobre 2020, analizza
nello specifico le modalità di pubblicazione degli elenchi anche
su scala regionale. Sono 11 le regioni al di sotto della media
regionale e "rimandate" sulla modalità delle pubblicazioni:
Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Sicilia,
Umbria, con valori che variano da una media 42 a 48. Bocciate
Sardegna, Molise, Friuli Venezia Giulia e Valle d'Aosta. E'
stato anche realizzato un focus su alcuni capoluoghi di regione:
ottime le performance di Milano (90.43), Genova (80.87),
Roma(80.87) e Napoli(76.52). Oltre la sufficienza Reggio
Calabria (65.22) e Palermo (61.72). Solo Bologna(42.61) e
Firenze (46.96) non riescono a superare la media di 49.11 del
ranking nazionale. In particolare Milano presenta un elenco ed è
regolarmente disponibile alla voce "beni immobili e gestione
patrimonio" della sezione Amministrazione Trasparente del sito
internet istituzionale del Comune.
Un approfondimento è stato fatto sulla modalità di
pubblicazione dell'elenco, da cui dipende in maniera sostanziale
la qualità dei dati messi a disposizione. Il formato aperto
consente infatti una fruibilità totale da parte dei cittadini e
di chiunque voglia utilizzarli e appare l'unico a rispondere con
coerenza alle disposizioni di legge sul tema della trasparenza.
La ricerca ha evidenziato in maniera evidente come la logica
degli open data sia ancora estranea alla stragrande maggioranza
degli enti monitorati. Solo il 14% dei comuni (56 in totale)
presenta il formato aperto che consente infatti una fruibilità
totale da parte dei cittadini.
"Il report - commenta Davide Pati, vicepresidente nazionale di
Libera - analizza l'operato dei comuni e ad essi si rivolge.
Sono loro infatti gli enti più prossimi al territorio e il primo
fronte per l'esercizio della cittadinanza; potenziare le loro
effettive capacità di restituzione alla collettività del
patrimonio sottratto alla criminalità non va inteso solo come
l'adempimento di un onere amministrativo, ma come un'opportunità
di "buon governo" del territorio". "Ancora una volta Libera -
afferma Mario Perantoni (M5s), presidente della
commissione Giustizia della Camera - svolge un importante
servizio pubblico con il suo primo Reportage sul livello di
trasparenza della 'filiera' della confisca dei beni mafiosi".
Dallo studio, sottolinea, emerge che "ben il 62% dei comuni è
totalmente inadempiente. Si pone dunque il problema - conclude -
di maggior sostegno e di una formazione specifica per i
dirigenti e i funzionari dei Comuni, considerando che i più
inadempienti sono quelli più piccoli a cui occorre dare
strumenti adeguati". (ANSA).
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