Sono quasi 50mila (49.394) le donne
accolte nei Centri antiviolenza (Cav) nel 2018, una percentuale
in aumento (+13,6% rispetto all'anno precedente), 17,2 ogni
10mila. Le donne che hanno avviato un percorso di uscita dalla
violenza sono 30.056, delle quali il 63,5% lo ha iniziato nel
2018. Al 31 dicembre 2018 erano attivi nel nostro Paese 302
Centri antiviolenza (di cui 30 aperti nel 2018), pari a 0,05
centri per 10mila abitanti, valore stabile rispetto al 2017. Ai
Centri che hanno aderito all'Intesa Stato-Regioni vi del 2014 si
aggiungono, inoltre, circa cento centri che ancora non
rientrano. La crescita maggiore di CAV si riscontra in Molise
(+67%, due in più), Lazio (+53%, otto in più), Lombardia (+33%,
16 in più), mentre una riduzione si osserva in Sicilia (-20%,
tre Centri in meno) e in Campania (-10%, cinque in meno). I CAV
che hanno partecipato alla rilevazione sono 2577.
Da due anni l'Istat conduce le rilevazioni "sulle prestazioni
e i servizi offerti" rispettivamente dai Centri antiviolenza e
dalle case rifugio, in collaborazione con il Dipartimento per le
pari opportunità presso la Presidenza del Consiglio e le
Regioni. In questo report si presentano i principali risultati
della seconda edizione dell'indagine sui Centri antiviolenza,
effettuata nel 2019 e riferita all'attività svolta nell'anno
precedente. Il 63% delle donne che hanno iniziato il percorso
di allontanamento dalla violenza ha figli, minorenni nel 67,7%
dei casi. Le donne straniere costituiscono il 28%. I Centri
antiviolenza sono aperti in media 5,2 giorni a settimana per
circa 7 ore al giorno; il 68,5% ha una reperibilità nelle 24
ore, il 69,6% ha la segreteria telefonica attiva quando non è
aperto, il 22,6% ha messo a disposizione delle utenti un numero
verde, il 50,2% ha una linea telefonica dedicata agli operatori.
Inoltre il 95,3% aderisce al numero 1522. I Centri sono
promossi da soggetti privati nel 61,9% dei casi. Quasi tutti ,
sia promotori che gestori dei Centri, operano da più di 5 anni
(96%). Si occupano esclusivamente di violenza di genere il 66%
degli enti privati promotori e il 57% degli enti privati
gestori. I servizi offerti dai Centri antiviolenza sono
molteplici. I più frequenti sono quelli di ascolto e
accoglienza, di orientamento e accompagnamento ad altri servizi
della rete territoriale (entrambi 96,5%), supporto legale
(93,8%), supporto e consulenza psicologica (92,2%), sostegno
all'autonomia (87,5%), percorso di allontanamento (84,0%) e
orientamento lavorativo (80,5%).
Al Sud e nelle Isole, i servizi spesso sono erogati
direttamente dai Centri mentre al Nord prevale il modello misto
in cui sono coinvolti anche altri servizi/strutture
territoriali.
Il 49,4% dei Centri antiviolenza dispone di sportelli sul
territorio che forniscono servizi simili a quelli del Centro al
fine di raggiungere un numero maggiore di donne. I Centri
puntano sulla qualità dei servizi offerti, investendo sulla
formazione obbligatoria delle proprie operatrici (svolta
dall'87,9% dei Centri) e sull'attività di supervisione, inerente
sia l'organizzazione sia le attività svolte insieme alle donne,
condotte dall'86% dei Centri.
L'82,9% dei Centri aderisce a una rete territoriale, quasi
sempre formalizzata attraverso convenzioni o protocolli
d'intesa/accordi (92,5% dei casi). Le operatrici che lavorano
nei Centri sono 4.494, di cui 2.492 (55,5%) impegnate
esclusivamente in forma volontaria e 2.002 retribuite. La forma
di finanziamento principale dei Centri prevede un mix di fondi
pubblici e privati (51,4% dei casi). Il 39,3% riceve
esclusivamente finanziamenti pubblici, il 2,7% solo
finanziamenti privati. In totale, i finanziamenti pubblici
alimentano l'attività del 90% dei Centri.
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