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MsF a S. Vittore per detenuti e agenti

MsF a S. Vittore per detenuti e agenti

Al 5 giugno numero casi confermati è sceso a 74 tra i detenuti

ROMA, 08 giugno 2020, 17:25

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Proteggere i detenuti, gli agenti di Polizia Penitenziaria e gli operatori sanitari dall'epidemia di coronavirus e scongiurare il rischio che gli istituti penitenziari, possano divenire focolai di contagio e diffusione della malattia. Sono gli obiettivi dell'intervento di Medici Senza Frontiere (Msf) nel carcere di San Vittore a Milano, partito a fine marzo in collaborazione con la Direzione della struttura a seguito dell'individuazione dei primi casi positivi e della creazione di un centro di cura e trattamento del Covid-19 interno al carcere. Da San Vittore, l'intervento Msf si è successivamente esteso anche in altri istituti penitenziari in Lombardia, Marche, Piemonte e Liguria.
    Sono state definite le procedure per l'ingresso dei nuovi detenuti, per individuare casi sospetti, verificarne la diagnosi e identificare i contatti dei casi confermati; individuati circuiti interni per passare in sicurezza dalle zone "pulite" a quelle "sporche" e viceversa; ottimizzate le attività di sanificazione di tutti gli ambienti. Nel reparto Covid-19 all'interno del carcere, Msf ha inoltre supportato l'implementazione dei protocolli sulla presa in carico dei pazienti positivi, inclusa l'eventuale necessità di trasferimento all'ospedale.
    "In un carcere, mantenere il distanziamento sociale- spiega Sara Sartini, capo progetto MsF a San Vittore - è una sfida complessa. Il nostro obiettivo è aiutare a implementare delle procedure per avere lo stesso livello di sicurezza in tutti gli spazi e per tutte le persone all'interno della struttura. In un'epidemia non esistono zone a rischio zero, è proprio quando abbassiamo la guardia che facciamo aumentare il pericolo. In carcere, aree comuni come quella che ospita la macchinetta del caffè per gli agenti o gli spazi comuni per i detenuti, potrebbero essere più pericolose dell'area Covid positiva".
    Agenzie ed esperti internazionali hanno elaborato raccomandazioni specifiche rivolte alle autorità carcerarie e di sanità pubblica dei governi. Tuttavia, rispetto alla situazione delle carceri in Italia, - sostiene Msf - molte di queste misure rischiano di essere di difficile applicazione o scarsa efficacia, se non accompagnate da iniziative di decongestionamento degli istituti penitenziari. "Per proteggere davvero detenuti e agenti resta importante affrontare in modo incisivo il problema del sovraffollamento" afferma Marco Bertotto, responsabile per gli affari umanitari di MSF.
    Secondo l'ultimo bollettino del Garante nazionale dei detenuti, oggi in Italia le persone detenute negli Istituti penitenziari sono 52.250, su una capienza effettiva di 46.731.
    Al 5 giugno il numero dei casi confermati di Covid-19 è sceso a 74 tra le persone detenute e 62 tra il personale penitenziario.
    I numeri si addensano in alcuni Istituti del Nord Italia.
    "I dati in diminuzione sui contagi negli istituti penitenziari sono incoraggianti ma non bisogna abbassare la guardia: l'attenzione a tutte le misure di prevenzione deve rimanere alta, soprattutto nel momento in cui ripartono i colloqui e altre attività a contatto con l'esterno" conclude Bertotto di Msf.
   

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