(di Francesco Nuccio) Un lungo e
commosso applauso ha accompagnato i titoli di coda
dell'anteprima, presentata ieri sera a Palermo, della fiction tv
"Delitto di mafia. Mario Francese", che andrà in onda domenica
21 gennaio in prima serata su Canale 5. Si tratta del secondo
appuntamento della serie televisiva "Liberi sognatori", prodotta
da Pietro Valsecchi per la Taoduefilm, che è stata aperta
domenica scorsa dal film A testa alta" dedicato a Libero Grassi
e che proseguirà con le storie di Emanuela Loi e Renata Fonte.
Quattro figure emblematiche della cronaca, tra gli anni '70 e
'90, diventate il simbolo di un Italia civile che resiste. Come
Mario Francese, cronista di giudiziaria del "Giornale di
Sicilia", ucciso dalla mafia per le sue inchieste la sera del 26
gennaio 1979. Un delitto che aprì la stagione feroce in cui Cosa
Nostra puntò al cuore dello Stato uccidendo i più significativi
rappresentanti delle istituzioni in Sicilia. Ma la fiction è
dedicata anche al figlio di Mario Francese, Giuseppe, che era
bambino quando il padre cadde sotto i colpi del killer Leoluca
Bagarella e che dedicò tutta la sua vita alla ricerca della
verità e alla condanna di tutti colpevoli. Fino a un drammatico
epilogo: la decisione di togliersi la vita il 3 settembre del
2002, una settimana prima di compiere 36 anni. All'anteprima
della fiction, che è stato anche l'ultimo lavoro al quale ha
preso parte l'attore Luigi Maria Burruano recentemente
scomparso, hanno partecipato i protagonisti Marco Bocci, Claudio
Gioè e Romina Mondello, il regista Michele Alhaique e il
produttore Pietro Valsecchi. In sala erano presenti anche i
figli di Francese, Giulio, pure lui giornalista, Fabio e
Massimo, visibilmente commossi. La fiction restituisce infatti
in modo magistrale la figura a tutto tondo di un giornalista di
razza come Mario Francese, interpretato da Claudio Gioè, che per
primo raccontò l'ascesa criminale dei corleonesi e i loro
interessi economici legati agli appalti per la diga Garcia. Ma
nello stesso tempo descrive in tutte le sue sfaccettature più
profonde, grazie anche alla straordinaria interpretazione del
giovane Marco Bocci, la figura di un figlio al quale è stato
strappato con violenza l'affetto del padre e che decide di
conoscerlo attraverso gli articoli che scriveva e di onorarne la
memoria nel modo più nobile. "Quella di Mario e Giuseppe
Francese è una storia di dignità, non di eroismo" ha
sottolineato Claudio Fava, che ha collaborato alla sceneggiatura
del film mentre il sindaco Leoluca Orlando ha sottolineato che
"se oggi la mafia non governa più Palermo dobbiamo dire grazie a
uomini come Mario Francese".
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