Il regolamento approvato dal
Consiglio dei Ministri nelle scorse settimane relativo
all'organizzazione e la dotazione delle risorse umane e
strumentali per il funzionamento dell'Agenzia nazionale per
l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e
confiscati alla criminalità organizzata in attuazione della
riforma del Codice Antimafia, "presenta carenze procedurali e
organizzative che rischiano di mettere l'Agenzia nelle
condizioni di non poter esercitare in pieno le funzioni
istituzionali di restituzione alla collettività dei patrimoni
sottratti alle mafie e ai corrotti". Lo affermano, in un Appello
congiunto, Acli, Arci, Avviso Pubblico, Centro Studi Pio La
Torre, Cgil, Legambiente, Libera. Associazioni, nomi e numeri
contro le mafie, Uil.
I firmatari del documento fanno notare che sebbene la
riforma del Codice antimafia abbia previsto un potenziamento
della struttura con l'ampliamento della dotazione organica di
personale (da 30 a 200 unità), "non si può non ribadire che si
sarebbero potute fare scelte più incisive, prevedendo una
procedura diversa dalla mobilità, ad esempio, tramite concorsi
di selezione pubblica di professionalità con competenze
interdisciplinari".
"Non ci sono, inoltre - rilevano - certezze dei tempi per
portare a regime l'organico nonostante l'urgenza di rendere
l'Agenzia pienamente operativa. Non si può procedere con una
visione meramente burocratica senza considerare l'esperienza
concreta maturata e le buone pratiche amministrative e sociali
attivate dal 1996 ad oggi".
Le organizzazioni e le associazioni firmatarie dell' Appello
esprimono una "forte preoccupazione sul metodo sinora adottato",
chiedono, quindi, che il confronto con le organizzazioni
sindacali di settore "possa proseguire nei prossimi giorni in
maniera proficua", e si rendono disponibili sin da subito a
fornire ogni utile indicazione per migliorare il sistema e
l'operatività dell'Agenzia, spinti dalla convinzione che
rappresenti un soggetto essenziale nell'azione di contrasto al
potere economico delle mafie e dei corrotti e di valorizzazione
per finalità pubbliche e sociali dei beni mobili, immobili e
aziendali confiscati".
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