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Mafia:via a Palermo Progetto educativo

Mafia:via a Palermo Progetto educativo

Videoconferenza con scuole e carceri su evoluzione del fenomeno

PALERMO, 23 ottobre 2019, 12:39

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Si è aperto stamani con una videoconferenza sull'evoluzione delle mafie nel secondo dopoguerra il Progetto educativo antimafia promosso dal Centro Studi Pio La Torre di Palermo. Una serie di conferenze e iniziative rivolte agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado e delle case circondariali. Collegati in videoconferenza gli studenti detenuti delle carceri, tra le altre, di Trieste, dell'Ucciardone e del Pagliarelli di Palermo, di Catania e di San Cataldo (Caltanissetta).
    "Il punto di svolta nella lotta alla mafia - ha sottolineato Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre - si ha durante la seconda guerra di mafia (1978/1983) che provocò centinaia di vittime innocenti, ma segnò la sconfitta storica della mafia che tentò di imporre allo Stato, con lo stragismo, il suo potere. Infatti, di fronte ai delitti politici mafiosi, alle stragi di inquirenti, magistrati, uomini delle scorte, nacque un ampio e trasversale movimento antimafia di popolo".
    "Sebbene furono gli Stati Uniti, nel 1970, ad approvare la prima legge nel mondo contro la criminalità organizzata con provvedimenti in particolare contro il riciclaggio di denaro sporco e le scommesse clandestine - ricorda Vincenzo Militello, giurista dell'Università di Palermo - questi provvedimenti, a differenza di quanto avvenne in Italia, non furono accompagnati e spinti dalla reazione sociale e dalla coscienza diffusa che nel nostro paese si aveva del problema mafioso, con il volano di iniziative e di manifestazioni di piazza". "Dopo i feroci colpi inferti a Cosa Nostra da un'attività legislativa e giudiziaria senza precedenti che l'hanno privata di risorse umane ed economiche - sottolinea Antonio Balsamo, magistrato rappresentante per l'Italia presso l'ONU - la mafia ha adottato la strategia della sommersione, sapendo però adattarsi ai cambiamenti sociali e politici riuscendo a mimetizzarsi all'interno dei centri di potere".
    Intervenuto in videoconferenza anche Giovanni Grasso, consigliere del presidente della Repubblica, che ha ricordato il delitto di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Siciliana ucciso il 6 gennaio 1980. "Ancora oggi a quasi quarant'anni di distanza, sul più grave delitto politico dopo quello di Aldo Moro, permangono enormi zone d'ombra: non abbiamo mai saputo chi fossero gli esecutori materiali di quel delitto".
   

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