Volti e corpi che emergono, come danzando o fluttuando in aria o nell'acqua, da teli colorati, quasi delle pennellate che trasformano la fotografia in una sorta di quadro barocco perché "ogni giorno le persone comuni possono essere trasformate in creature angeliche con un minimo cambio di prospettiva, usando gli strumenti che abbiamo in modo nuovo e permettendo ai nostri errori di guidarci verso nuove verità". E' questa la 'nuova umanità' di Christy Lee Rogers, la visual artist americana la cui opera apre il Calendario Lavazza 2021 'The New Humanity', che vede insieme i lavori di Denis Rouvre, Carolyn Drake, Steve McCurry, Charlie Davoli, Ami Vitale, Martha Cooper, David LaChapelle, Martin Schoeller, Joey L., Eugenio Recuenco, Simone Bramante e Toiletpaper.
Per Rouvre la nuova umanità è "un ritorno alle origini del mondo, un'immagine fantastica in cui l'uomo è un tutt'uno con la natura", concetto analogo a quello della Drake che ha voluto che il suo scatto diventasse "una sorta di memorandum su come le persone, la natura e il mondo fatto dall'uomo si intrecciano perfettamente". E la natura è dominante in molte delle fotografie del calendario, da quella di LaChapelle, in cui un grande fiore mette in secondo piano il corpo perfetto di una ragazza, a quella di Davoli per il quale "ci basterebbe comprendere la differenza tra l'essere i custodi e non i padroni della Terra". McCurry mette invece in primo piano sua figlia, augurandosi "di ritrovare la stessa gioia, la stessa curiosità, lo stesso amore e lo stesso rispetto per il prossimo che proviamo a infonderle ogni giorno". E se Martha Cooper mette insieme 'scatti di vita' presi da lontano, quella vita di una nuova umanità osservata nei mesi di lockdown e che "si riaffermava", Martin Shoeller si concentra invece sugli occhi, lo specchio di ciascun essere umano, per dire che "forse visceralmente, attraverso il contatto visivo, arriveremo anche a capirci meglio gli uni con gli altri".
"Per immaginare una nuova umanità avevamo bisogno di una testimonianza plurale, più eterogenea possibile - spiega Michele Mariani, direttore creativo esecutivo di Armando Testa - e la caratteristica principale che viene fuori è proprio la differenza. Ogni pagina è un racconto, uno stile, un cercare punti di vista sottolineando differenze culturali, di provenienza, di spazio in cui è stata realizzata l'opera, uno spazio fisico ma anche mentale per questa nuova umanità che abbiamo bisogno di immaginare positiva. Dietro a ogni fotografia - sottolinea - c'è la profondità dell'intenzione, di una riflessione che lascia spazio anche per un lavoro futuro".
In collaborazione con:
LAVAZZA