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La cura del sé contro gli effetti collaterali della pandemia

La psicologa Elia, ha importanza primaria

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Questi lunghi mesi, ormai quasi un anno, alle prese con il dramma della pandemia hanno effetti collaterali non indifferenti, a cominciare dallo shock della 'reclusione' per il lockdown, al senso di incertezza verso il futuro, alla angoscia, alla precarietà. Non è ancora finita e chissà per quanto tempo questa onda lunga di preoccupazione ci accompagnerà. Per molti, con il cambio dei ritmi di lavoro - o il loro venir meno - e con l'azzeramento delle attività fuori casa nel tempo libero, sono saltate le abitudini, la scansione temporale, la normale programmazione della giornata. Se, in prima battuta, ad alcuni questo nuovo assetto ha dato una sensazione di rallentamento dei ritmi, ben presto questo clima si è trasformato in una lunga attesa della fine del lockdown, che ha messo in evidenza sentimenti, come la noia, la tristezza, lo smarrimento e una sottile forma di angoscia. Quest'ultima, in alcuni casi, si è trasformata in iperattività, compulsività, coazione a compiere in modo meccanico e ripetitivo delle azioni, per tenersi impegnati e, sostanzialmente, non pensare: dal lavorare ininterrottamente, a pulire a fondo l'intero immobile, a riorganizzare armadi e dispense. Tra chi ha trascorso intere giornate in casa qualcuno è caduto nella noncuranza di sé: mollettone d'ordinanza per legare i capelli non in piega, barbe lunghe e incolte, il pigiama - magari di seta - eletto a divisa, anche nel mix, sopra formale sotto pigiama, durante il lavoro agile in videochiamata. Per alcuni l'estrema lentezza e il non avere i consueti orari e impegni da rispettare ha indotto disinteresse generale, disimpegno, ma anche difficoltà di attenzione e memoria, che hanno ulteriormente provocato una non-cura della propria persona, per cui è necessario sottolineare la valenza importante dell'immagine riflessa sul piano emotivo e sull'autostima.
Guardarsi allo specchio dopo una completa preparazione di capelli, viso e abbigliamento restituisce a sé, ma anche agli altri, positività, benessere, cura. Guardare la nostra immagine spenta e trascurata rimanda, a noi, ma anche agli altri, tristezza e pensieri negativi, che inevitabilmente intaccano l'autostima.
Lo sottolinea la psicologa Ausilio Elia in un intervento per Cosmetica Italia in cui fa il punto sui risvolti psicologici che possono diventare problematiche psicoemotive degne di nota legate alla pandemia, problematiche che possono amplificarsi per le persone che stanno lottando su un altro fronte, quello del cancro e che possono avere aiuto dai laboratori, ora a distanza, della Forza e il Sorriso. La Elia ribadisce l'importanza primaria essenziale della cura del se' e spiega come le attenzioni al proprio corpo e, nell'insieme, al proprio sé, nella duplice valenza esteriorità/interiorità, se per qualcuno rimandano vagamente all'effimero, in realtà sono sostanziali e fondanti del proprio benessere-. E quindi benvenuta comodità, ma banditi i pigiami e tutto quanto ci fa regredire a qualcosa che non ci appartiene e non deve avere la meglio.
Un segno di matita che fa risaltare lo sguardo, il tocco di rossetto che illumina il viso, la barba curata, coniugano uno stimolante benessere, che diviene risorsa e ci sprona a non perdere di vista l'obiettivo, che non è solo la fine della quarantena, bensì mantenere il benessere e la salute psicoemotiva. In altre parole, resilienza, termine trasversale a vari contesti, come ingegneria, biologia, tecnologia, ma che in psicologia indica la capacità di far fronte alle avversità, ristrutturando in maniera positiva le difficoltà.

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