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People

Fabrizio De André e don Gallo, quell'amicizia sul filo del sacro

Lettera del prete ai funerali, svegli il dubbio che Dio esista

Don Andrea Gallo © ANSA
  • di Chiara Carenini
  • GENOVA
  • 12 gennaio 2019
  • 14:29

Fabrizio De André e don Andrea Gallo, il 'prete da marciapiede' fondatore della Comunità di san Benedetto al Porto, sono stati il binomio perfetto. L'uno la faccia sacra dell'altro, dettero nomi propri a persone trasformate in categorie. Don Gallo scrisse una lettera a Faber il giorno del funerale del cantautore genovese, una lettera in cui meglio si comprende lo straordinario legame tra i due.

    "Caro Faber - scriveva 20 anni fa don Gallo -, da tanti anni canto con te per dare voce agli ultimi, ai vinti, ai fragili, ai perdenti. Canto con te e con tanti ragazzi in Comunità. Quanti Geordie o Michè, Marinella o Bocca di Rosa vivono accanto a me, nella mia città di mare che è anche la tua. Anch'io ogni giorno, come prete, verso il vino e spezzo il pane per chi ha sete e fame. Tu, Faber, mi hai insegnato a distribuirlo non solo tra le mura del Tempio ma per le strade, nei vicoli più oscuri, nell'esclusione. E ho scoperto con te, camminando in via del Campo, che dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior". Scriveva don Gallo di aver riscoperto "tutta la tua antologia dell'amore, una profonda inquietudine dello spirito che coincide con l'aspirazione alla libertà. E soprattutto il tuo ricordo, le tue canzoni, ci stimolano ad andare avanti. Caro Faber, tu non ci sei più ma restano gli emarginati, i pregiudizi, i diversi, restano l'ignoranza, l'arroganza, il potere, l'indifferenza. La Comunità di san Benedetto ha aperto una porta in città. Nel 1971, mentre ascoltavamo il tuo album 'Tutti morimmo a stento' in Comunità bussavano tanti abbandonati: impiccati, migranti, tossicomani, suicidi, adolescenti traviate, bimbi impazziti per l'esplosione atomica.

    Il tuo album ci lasciò una traccia indelebile. In quel tuo racconto crudo e dolente che era e è la nostra vita quotidiana abbiamo intravisto una tenue parola di speranza perché, come dicevi nella canzone, alla solitudine può seguire l'amore, come a ogni inverno segue la primavera". Una lettera commovente che si chiude con la trascrizione di una delle più belle canzoni di Faber, la Canzone di Maggio: "E se credete ora/che tutto sia come prima/perché avete votato ancora/la sicurezza, la disciplina/convinti di allontanare/la paura di cambiare/verremo ancora alle vostre porte/e grideremo ancora più forte". "Caro Faber - chiude la lettera -, parli all'uomo, amando l'uomo. Stringi la mano al cuore e svegli il dubbio che Dio esista". 

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