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I pericoli del web sommerso, anche quelli che non ti aspetti

I pericoli del web sommerso, anche quelli che non ti aspetti

Le chat di gruppo ad esempio sono come trottole impazzite. I consigli della Polizia Postale

20 giugno 2018, 21:19

di Francesca Pierleoni

ANSACheck

adolescente con lo smartphone . foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

adolescente con lo smartphone . foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA
adolescente con lo smartphone . foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Innocue foto dei propri figli alla partita di calcio o a una festa, manipolate e usate come materiale pedopornografico, furti di identità, cyberbullismo, 'grupponi' what's app dove le immagini condivise finiscono nelle mani sbagliate, e soprattutto i traffici del web sommerso, "marketplace dell'illecito". Sono solo alcune delle zone oscure di internet, che vanno combattute "con un uso consapevole del web". Lo spiega Carlo Solimene, Direttore della II Divisione del Servizio Polizia Postale, intervenendo al convegno a Roma 'Dove non arriva la privacy. Come creare una cultura della riservatezza', promosso dall'Istituto di Psicologia Forense e curato dalla giornalista Eugenia Romanelli.
"Il web in chiaro accessibile a tutti gli utenti "ha solo il 3, 4, 5 % delle informazioni complessive. Il resto è sul Deep Web o DarkNet - dice -. Fra i nostri agenti ne abbiamo 100 sotto copertura che si occupano esclusivamente della navigazione sulle reti anonimizzate". Il web sommerso "costituisce un pericolo per tutti. Lì passano tutti i traffici illeciti, da quelli di materiale pedopornografico, di droga, di armi, al reclutamento di un killer, come nel caso di una signora norvegese che abbiamo identificato. Lo voleva utilizzare contro un italiano che si era comportato male con lei". Sempre sulle reti nascoste si manipolano spesso "anche le informazioni e le notizie, che poi tornano sulla rete 'aperta".

I rischi sono molteplici e possono venire anche dal condividere foto dei propri figli sui social network: "Sul web aperto, il materiale pedopornografico è un po' sempre lo stesso. Si trovano foto e video anche di 20 -30 anni fa. Allora c'è chi li manipola, utilizzando le foto di bambini che trova sui social, per far sembrare certo materiale 'nuovo' in modo da dargli più valore''. I rischi si possono nascondere anche sulle app di messaggistica, come What's app: "quando si creano certi 'grupponi' di 200 persone magari per una festa dei 18 anni e si iniziano a condividere foto imbarazzanti, tutto può diventare come una trottola impazzita. Abbiamo casi di ragazzini che dopo aver frequentato gruppi di what's app si sono suicidati".

Può avere conseguenze drammatiche anche il cyberbullismo, che nel nostro Paese investe circa il 24% degli adolescenti - spiega Adriana Mazzucchelli, psicoterapeuta, perito e Consulente Tecnico d'Ufficio per il Tribunale di Tivoli -. Si manifesta in più forme, dai semplici battibecchi adolescenziali, fino ad aspetti criminosi, come le molestie, il cyberstalking, l'esclusione dai gruppi sociali, il flaming (attacchi in rete mirati). Le reazioni della vittima sono un aumento della vergogna, del senso di colpa, della solitudine e della paura di ritorsioni".
Un altro fenomeno preoccupante è la sex extortion, cioè i ricatti attraverso foto o video intimi della vittima. "Ci sono arrivate 20 mila denunce legate a questi crimini, cinque persone che li hanno subiti si sono suicidate" ricorda Solimene. In alcuni Paesi esteri, come Marocco, Filippine e Costa d'avorio ci sono sistemi di ricattatori specializzati, che si fanno pagare e dopo qualche settimana tornano all'attacco". Per combattere certe derive, la Polizia Postale che da 20 anni porta avanti la sua battaglia al cybercrime ("in questo siamo stati dei pionieri") svolge una massiccia opera di educazione al web sia nelle scuole che per gli adulti, anche attraverso la circolazione in tutta Italia di un 'truck', un camion, allestito ad hoc "per far capire a tutti quelli che incontriamo come si usa prudentemente la rete", ad esempio usando le opzioni di privacy sui social e non dando con leggerezza il consenso al trattamento dei dati personali. Ogni anno "facciamo centinaia e centinaia di perquisizioni in case di persone totalmente ignare di quello che facevano i figli online". E' fondamentale "che i genitori invece di negare l'uso della rete e dei device siano educatori, li accompagnino in un percorso".

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