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Le 10 idee 2019 che ci danno speranza per un futuro migliore

Le 10 idee 2019 che ci danno speranza per un futuro migliore

Progetti già in atto, dalle case 3d alla Oslo car free

01 gennaio 2020, 03:09

di Agnese Ferrara

ANSACheck

Col progetto di supporto Built for Zero-Solution community si creano abitazioni per i senza tetto, thanks photo to Tom Parsons unsplash - RIPRODUZIONE RISERVATA

Col progetto di supporto Built for Zero-Solution community si creano abitazioni per i senza tetto, thanks photo to Tom Parsons unsplash - RIPRODUZIONE RISERVATA
Col progetto di supporto Built for Zero-Solution community si creano abitazioni per i senza tetto, thanks photo to Tom Parsons unsplash - RIPRODUZIONE RISERVATA

Nonostante il mondo sembri difficile e senza speranza per molti di noi, ci sono programmi pratici e risolutivi sui problemi più urgenti della società che hanno dato i primi frutti nel 2019 e che bisogna conoscere per essere un po' più ottimisti per il 2020. La rivista economica americana, Fast Company, ha selezionato i 10 nuovi progetti dedicati ad aiutare la comunità, la salute e l’ambiente. Sono stati scelti i più apprezzati, condivisi e praticati nel 2019 tra centinaia di iniziative che la rivista, specializzata in tecnologia, business e design, ha recensito nell'anno appena finito.
Fra i progetti pieni di speranza (non sono solo belle idee ma già sperimentati e realizzati) diversi si occupano dell’atavico e crescente problema della mancanza di alloggi, del caro affitti delle metropoli e dei senza tetto che affollano le strade delle città di tutto il mondo. Fra questi c’è il progetto a cura di New Story, non profit fondata da un team di giovani che costruisce case nei paesi in via di sviluppo. L’organizzazione ha messo a punto la prima mega stampante 3D al mondo che sforna case in 24 ore, dai pavimenti alle mura alle finestre e ai tetti. Non è un progetto solo sulla carta (i 10 programmi sono tutti già realistici) e già esiste un villaggio di una cinquantina di case stampate in 3 D a Tabasco, in Messico. New Story precisa che nel mondo 3 miliardi di persone vivono senza casa e gli alloggi 3 D possono rimpiazzare baracche e tendopoli ma essere anche utili quando è necessario avere nuove sistemazioni in caso di calamità naturali come dopo i terremoti o i tifoni. Il progetto rientra in quell'architettura/design di emergenza, un filone dell'abitare di cui già ci siamo occupati qui.

Segue la startup californiana ‘Backyard’ che risponde al problema del caro-affitti, ma anche dell’aumento di tasse e spese accessorie per il mantenimento delle case da parte dei proprietari. L’organizzazione snellisce le procedure, abbassa i costi e si occupa della costruzione di unità abitative economiche ed accessorie da edificare in giardino o in cortile, per affittarle a prezzi calmierati. Se in linea di massima la costruzione di strutture chiuse nei cortili è vietata in molti paesi del mondo (inclusa l'Italia), la California nel 2019 ha modificato la legge per permettere questo tipi di accordi per affrontare l’ emergenza della carenza di abitazioni e delle spese.

Il terzo programma, Built for Zero, nasce negli Stati Uniti ed è a cura della non profit Community Solutions per assistere gli homeless che aumentano di anno in anno. Partendo da un monitoraggio dei senza-tetto che incrocia dati e dashboard visivi con le informazioni sulle singole persone e famiglie, fornisce aiuti, ricerca alloggi e accordi lavorativi. In precedenza la conoscenza sul campo era fatta dalle singole onlus e associazioni caritatevoli mentre il progetto punta a unire tutti i dati insieme con l’obiettivo di sistemare tutti. Non è una ‘schedatura’ come potrebbe sembrare, si legge nel documento, e le forze di polizia non accedono ai dati ma possono collaborare alla causa. “E un modo per fotografare la situazione in tempo reale, dare un nome a tutti per fornire interventi di aiuto su misura, prevedendo l’accoglienza dei singoli presso onlus e associazioni. Il programma prevede la ricerca di lavoro per chi è in difficoltà ed è già stato realizzato in 186 città statunitensi e ha coinvolto 100.000 senzatetto che hanno trovato alloggio nell’arco di 4 anni", si legge su Fast Company.

Puntano alla speranza di avere mari e città più puliti invece i programmi per ‘spazzare’ la plastica e riciclarla. Originale e ricca di intenti lodevoli l’iniziativa Loop intrapresa da TerraCycle, company di riciclo con sede in New Jersey ma che opera in tutto il globo. Loop è un nuovo sistema di delivery che vuole essere l’emblema di un nuovo eco-capitalismo perché punta ad eliminare confezioni, imballi, incarti, scarti e rifiuti non biodegradabili. Come? Loop consegna a casa quello che desideri ma ritira i ‘vuoti’, li disinfetta, li ricarica e li consegna nuovamente. Il programma ha già molte industrie interessate ad aderire all'obiettivo ‘rifiuto zero’ inclusi giganti del calibro di Procter & Gamble ed Unilever.

Rientra nella top ten dei programmi ‘speranza’ anche la città di Oslo, che ha eliminato 700 parcheggi per fare spazio a piste di biciclette, nuove piantumazioni, parchi e panchine e maggiori punti di ricarica per automobili elettriche. L’amministrazione punta ad eliminare del tutto le automobili in città al motto di ‘Oslo car free’. Intanto la città di Los Angeles ha realizzato la prima strada il cui asfalto è fatto di bottiglie di plastica riciclate avviando in tal modo progetti di riuso amici del’ambiente mentre la company Biocarbon Engignering, con sede a Myanmar in Birmania, sta costruendo droni in grado di piantare nuovi semi e piantine nelle aree a rischio desertificazione e deforestazione. E’ in corso la piantumazione di 400 mila alberi al giorno con dieci di questi droni per ricostruire la foresta di mangrovie che nel paese è stata notevolmente ridotta.

Non poteva mancare, nell'elenco dei progetti che possono cambiare in meglio la nostra vita in tempi brevi, Boyan Slat, giovane olandese che, abbandonati gli studi di ingegneria, si è dedicato a progettare e realizzare la prima ‘Ocean cleanup machine’. Il macchinario succhia quintali di rifiuti che galleggiano negli oceani e che riunendosi con le correnti hanno formato da tempo grosse isole fatte di plastica o che, sminuzzandosi nell'acqua, sono ingoiate dai pesci. Slat presentò la sua idea in un talk TEDx nel 2012, ad oggi ha raccolto 60 metri cubi di spazzatura ma Slat non si ferma qui. Nel 2020 sarà messa all'opera una macchina più grande che aumenterà le capacità di raccolta degli scarti.

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