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Società & Diritti

Ufficio, i capi non sono tutti uguali. Ecco sette identikit del boss e come lavorarci (senza soccombere)

Istruzioni per l'uso. Il capo perfetto? Sa ascoltare, spiega con chiarezza e non se la tira mai

Dinamiche da ufficio foto iStock. © Ansa
  • di Agnese Ferrara
  • 25 giugno 2020
  • 20:40

Dinamiche da ufficio. Quando si studiano le dinamiche fra colleghi e gli equilibri degli organigrammi a piramide tipici dei rapporti di lavoro, le statistiche sono impietose. I capi sono poco amati, al contrario sono causa di attriti, ripensamenti e abbandoni. Un recente studio sottolinea che un americano su due, per poter fare carriera e vivere meglio, ha dovuto lasciare il proprio lavoro a causa di un cattivo capo (State of the american manager report di Gallup, anno 2015). Lo stesso per un canadese su cinque (indagine di Robert Half del 2019 con una inequivocabile conclusione, ‘i lavoratori lasciano i manager, non le aziende’). Il malcontento non risparmia gli europei, e gli italiani. Un terzo dei dipendenti dei paesi dell’Unione non è soddisfatto dei propri manager e il 37% si lamenta del fatto che il boss non li conosca abbastanza bene per poter comprendere veramente il proprio potenziale (indagine People Unboxed, Rapporto europeo di ADP).

La gestione dei talenti non è cosa nota? La carenza di capacità empatiche, la voglia di spiccare da soli o la (reale e a quanto pare comune) incapacità a ricoprire i vertici sacrificando le teste altrui, pare essere un problema atavico tanto da ispirare moltissimi manuali e saggi sul tema in uscita ogni anno. Se ne trovano ovunque, dalle librerie alle edicole, hanno titoli accattivanti e sono fra i più venduti perfino negli autogrill, dove sono fra i manuali più sfogliati degli avventori. Appena terminato il lungo lockdown e con l’allentamento delle postazioni in smart working (dove la sensazione di ‘fiato sul collo’ del capo ha accompagnato molti lavoratori anche a casa, a giudicare dalle migliaia di tweet sul tema), si riapre la ricerca di soluzioni per ripartire con un passo nuovo.

All'ottimismo dello scrittore e psicologo Adam Grant che i giorni scorsi, dalle pagine dell'Economist, si diceva convinto che boss e company miglioreranno dopo la crisi dovuta alla pandemia facendo scelte più etiche, si contrappongono i manuali di 'auto aiuto' per dipendenti vessati e insoddisfatti. Fra i nuovi manuali il nuovo  ‘Capi, colleghi, carriere. Questi sconosciuti’ scritto dall’esperto di finanza Marco Morelli e del fumettista Lelio Bonaccorso (Gribaudo). Il testo di Morelli non è dedicato solo ai boss ma in un capitolo spiega che i capi non sono tutti uguali e che il loro comportamento si può classificare in gruppi e costituire una traccia su cui lavorare per realizzarsi. L'esperto ne delinea così gli archetipi tratteggiando le figure ‘tipiche’ dei colleghi e quelle dei capi. Dal boss vulcanico, all'introverso, dall'amico di tutti allo chef o all'incapace. Ognuno con i suoi punti di forza e di debolezza , che diventano vere proprie ‘istruzioni per l'uso’ per rapportarsi al meglio con loro ( per i capi invece ha tre consigli soli, sapere ascoltare, spiegare con chiarezza e non tirarsela mai). Ecco alcuni identikit del capo e come lavorarci (senza soccombere) estrapolati dai profili contenuti nel testo di Moretti.

Il boss visionario - Il bicchiere, per lui, è sempre mezzo pieno. Pensa ‘oltre’ e guarda sempre avanti. Ha una forza non comune, riesce a creare team con i quali si comporta da guida spirituale. Tende ad essere dispersivo e soffre le regole, cerca sempre nuove strade e rischia di mandarvi in tilt. Con lui conta la visione del futuro ma non avviate strategie sulla ‘vision’. È tempo perso. Seguite i suoi input cogliendone spunti di vera novità. Chiedete istruzioni precise su cui lavorare e riportatelo con i piedi per terra con riflessioni ponderate.

L’arrogante - Lui è nel giusto, non sbaglia mai. Indossate un casco e allacciate le cinture. E’ presuntuoso e altezzoso, si sente infallibile e lascia poco spazio agli altri. E impulsivo e ‘respingente’ accettando solo pochissimi eletti dei suoi subordinati n tiene a debita distanza gli altri. Sminuisce o distrugge le posizioni altrui. Come fare? L’arroganza nasconde spesso timidezza e anche incapacità. Mantenetevi fuori dal suo radar, attivatevi solo su sua richiesta e che il vostro lavoro sia sempre impeccabile, la qualità altissima. Questa l’unica arma per contenere chi è meno capace di voi. Resistete, prima o poi lo sostituiranno.

Il coccodrillo - Poco esposto, si muove con circospezione, sta soprattutto chiuso nella sua stanza e quando gira per le postazioni lo fa in un silenzio, osservando tutto. Si informa regolarmente sul lavoro del suo team, spesso ne distrugge l’operato. Riaffiora all’improvviso, convoca riunioni a sorpresa in cui ‘interroga’ più che condivide. Conosce benissimo il contesto e sa come muoversi. Pensa e non molla mai. Forte e tenace, non tollera e annienta chi lavora con lui. Come interagire? Non farlo a sproposito, schivate i colpi che potrebbero disintegrare a vostra autostima, state a debita distanza e meglio se in presenza di altri colleghi. Siate veloci e tempestivi nelle risposte, nel fornire il vostro punto di vista. Agite seguendo i suoi ritmi e assimilate i suoi punti di forza, ovvero forza, resilienza e resistenza.

L’amicone - Si presenta come alleato, confidente ed è anche simpatico. Si mostra interessato alle vostre faccende personali. Può sembrare superficiale ma non lo è e non sottovalutatelo. La sua empatia nasconde spesso il desiderio di evitare critiche verso di lui o il suo lavoro. Insomma cerca di minimizzare i rischi di un suo insuccesso. Difficilmente ha comportamenti radicali e il suo motto è ‘nessun rischio’. Come interagire? Non andateci a pranzo , allineatevi al suo stile comunicativo e mostratevi interessanti alla sua vita, a come ha fatto carriera. Presentate le vostre idee e proposte, oppure lamentele, nei momenti spontanei e non formali.

 L’agonista - Le olimpiadi vuole vincerle lui. Primeggia in tutto. Esige ordine, disciplina e metodo. Se non arriva sul podio però entra in uno stato di commiserazione profonda e dubita di tutto e di tutti. Siate reattivi a capire che tipo di sport vi ha richiesto di praticare. Siate veloci nel realizzarlo, dategli supporto immediato se lui parte in quarta. E quando dopo l’euforia è colto da dubbi e delusioni dategli supporto e dettagli per programmare altri passaggi per programmare l’attività. Siate allenati insomma.

Lo chef stellato - Cucina e stila ‘ricette’, sta a voi metterle in pratica. Si considera un vero artista, ricerca l'originalità. E’ convinto delle sue idee e il team deve seguire i suoi input. Mi modificare gli ingredienti. E’ però anche un capo riconoscente e, se avete cucinato bene, vi valorizzerà. Con lui mettete da parte le ambizioni e seguite le sue linee guida, solo allora potrete avventurarvi in aggiustamenti e proporre nuove idee.

L’incapace - Siete sfortunati ma il mondo è pieno di boss sbagliati che però a qualcuno fanno comodo. Niente altro da aggiungere. Dovete solo dare una mano e aspettare (sperare) che cambi.

 

 

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