Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Buon compleanno Carosello, quel viaggio tra lingue e dialetti

Buon compleanno Carosello, quel viaggio tra lingue e dialetti

Il 3 febbraio 1957 la prima puntata

04 febbraio 2019, 09:48

Redazione ANSA

ANSACheck

Carosello - RIPRODUZIONE RISERVATA

Carosello - RIPRODUZIONE RISERVATA
Carosello - RIPRODUZIONE RISERVATA

È il 3 febbraio del 1957, quando va in onda la prima puntata del Carosello, un’allegra infilata di réclame dal ritmo incalzante. Un format perfetto che sopravviverà intatto e insostituibile per due decenni, facendo irruzione in tutte le case degli italiani, nel folclore, nel costume, nelle chiacchiere da bar; e provocando l’incastonatura di personaggi e motivetti musicali nelle teste di tutti i cittadini (e consumatori) del Belpaese… e dopo il Carosello, tutti a nanna! Insomma: dettava anche i ritmi sonno-veglia dei più piccoli.

Le linee guida della RAI dei primi tempi erano molto chiare e rigide: niente dialetto, niente cadenze o lessico regionali; sullo schermo si deve parlare l’italiano “perfetto”, e con perfetta dizione. Valeva per tutti: attori e attrici, annunciatrici, presentatori, giornaliste e giornalisti dei telegiornali. Tranne per il Carosello, che andava in controtendenza, e non rifiutava le caratterizzazioni locali. Anzi e utilizzava come strumento per avvicinare lo spettatore alle storie. Babbel, la app di apprendimento delle lingue online, invita in un viaggio tra le lingue e i dialetti presenti.
C’era il milanese “Dura minga” per la China Martini. Il romanesco di Ninetto Davoli, che in questo spot per la Saiwa si aggira cantando sguaiatamente in bicicletta per le vie dell’Urbe deserta. Il piemontese del Signor Veneranda, o il genovese mugugnato del portiere Bàccere Baciccia per il Tè Ati.

Fin qui i personaggi in carne ed ossa. Ma il Carosello è stato anche – e forse soprattutto – cartoni animati. E anche qui dialetti, localismi e cadenze regionali vennero ampiamente sfruttati.
Calimero (il veneto) e gli altri: è quel pulcino tutto nero, con un mezzo guscio d’uovo in testa a ripararlo dalle intemperie. Nacque bianco. Ma pochi attimi dopo la schiusa finì malauguratamente in una nera pozzanghera; e la madre, a quel punto, non lo riconobbe più. Ci pensa una fatina, che grazie all’azione magica (chimica, in realtà) di un noto detersivo gli fa ritrovare lo splendore, e l’accettazione materna. In ogni caso, Calimero deve l’esordio della sua sfolgorante carriera a uno spot del Carosello. Il pulcino era figlio del quinto uovo di una gallina veneta – padovana, per la precisione.
Con Miguel, testimonial disegnato dei biscotti Talmone, restiamo in Veneto. Anche se non si capisce bene per quale motivo un messicano con baffi e sombrero si esprima in veneto, appunto (con tanto di jingle dialettale a supporto). Dal Nordest (all’epoca zona di grande emigrazione) ci trasferiamo al Nordovest. Capitan Trinchetto, in questo spot, racconta di quella volta che – in mare – incrociò l’imbarcazione di Ulisse alla ricerca di Penelope. O forse no, era Colombo diretto in America. No, no: era il capitano Achab sulla scia di Moby Dick. La verità? Era la nave della capitaneria di porto sulle tracce di Capitan Trinchetto, pescatore di frodo dallo spiccato accento genovese.

Caio Gregorio, testimonial per Rhodiatoce (azienda di tecnofibre), è invece “er guardiano der pretorio”. E – naturalmente – parla romanesco (con forte tendenza alla rima baciata).

E – per concludere ridiscendendo tutto lo Stivale – il Vigile Concilia si sbraccia e si accalora con evidente cadenza siciliana. Qui, in uno scena per il “Supersucco Lombardi”, è alle prese con il pacioso Gedeone, altrimenti conosciuto come l’ultimo pedone.

E, infine, una chicca etimologica (che ha a che fare sempre con il dialetto): Carosello, in origine, deriva dal napoletano “carusiello”, che indicava una piccola palla di creta (a sua volta da “caruso”, che in siciliano significa “ragazzo”, e in napoletano indica una testa calva… da qui la similitudine con la palla di creta). Bene, gli spagnoli introdussero nella città partenopea, intorno al XVI secolo, un gioco per cavalieri basato sul lancio di queste palle di creta. Il divertimento ebbe successo, e con esso il termine. Che si allargò fino ad indicare le giostre girevoli che facevano la gioia dei ragazzi e delle ragazze alle fiere. Il Carosello televisivo prese spunto da qui: una girandola di storie e di réclame che si susseguivano proprio come in una giostra.

 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza