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Valori CO2 2010-2020, risultati concreti ma non sufficienti

Per UE si dovrà scendere ancora. Case rischiano pesanti multe

Redazione ANSA ROMA

Quella che sta per chiudersi sarà certamente ricordata, dal punto di vista della conservazione dell'ambiente, come la decade della CO2, termine ormai entrato nel linguaggio di ogni giorno quando si parla (correttamente) di gas ad effetto serra e (erroneamente) di inquinanti. Nel caso specifico delle auto, le norme fissate dalle Ue hanno fatto scendere le emissioni allo scarico da 130 g/km dell'Euro 5 entrato in vigore nel settembre del 2009 fino alla attuale omologazione Euro 6d Temp, che ha allineato i valori di omologazione con le nuove normative WLTP e RDE, con l'obiettivo di passare a 95 g/km (Euro 6d) nel 2021. Sull'intero settore automotive in Europa, già sofferente per la demonizzazione dei motori a gasolio che è seguita al Dieselgate, grava poi l'incognita delle future decisioni che saranno prese dall'Unione Europa e che sono state anticipate con il cosiddetto 'Patto Verde'che propone una riduzione complessiva del 55% delle emissioni di CO2 nel 2030, prendendo come base i valori dell'anno 1990. Tutto ciò fa parte dell'obiettivo di raggiungere la neutralità climatica nel 2050, una operazione di dimensioni 'epocali' e per cui sono stati previsti investimenti annui pari a ben 260 miliardi di euro. Per il momento non è stato indicato nessun obiettivo per settore, e per l'automobile resta in vigore il testo votato lo scorso aprile dall'UE che fissa a 59 g/km il limite medio di CO2 che non dovrà essere superato da ciascuno dei Costruttori per la propria gamma al traguardo del 2030. Qualcosa dovrà cambiare - sottolinea il sito specializzato Autoactu - perché la Commissione europea dovrà proporre nuovi valori, ovviamente rivisti al ribasso, prima del giugno 2021.

L'unica certezza è lo standard vincolante, analogo a quello Usa, chiamato CAFE (Corporate Average Fuel Economy) e che, quando entrerà in vigore per la prima volta l'anno prossimo, potrebbe essere particolarmente amaro per alcune Case. L'ipotesi delle multe - che non tiene conto della situazione che si verificherà a livello di vendite e di emissioni media di CO2 nel corso del 2020 - per i costruttori che non rispetteranno la soglia media di 95 g/km potrebbe essere molto pesante, aggiungendo un ulteriore elemento turbativo ad un settore che risente oggi non solo degli enormi investimenti che sono stati fatti per l'elettrificazione, ma anche del ridotto (se non ridottissimo) contributo che BEV e PHEV stanno dando ai fatturati delle aziende. Secondo le stime di Jato Dynamic (sulla base delle vendite attuali) il Gruppo Volkswagen potrebbe dover pagare una multa di 9,19 miliardi di euro, seguito da PSA (5,39), da Renault (3,57), da FCA (3,24) e da Daimler (3,01) mentre sono sotto la soglia dei 3 miliardi di euro le ipotesi di sanzione per Hyundai Kia a quota 2,88) e per Bmw a quota 2,66

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