L'emendamento che introduce un bonus-malus sulle emissioni di CO2 per le nuove autovetture "rappresenta una nuova tassa sull'automobile che non è un bene di lusso ma uno strumento necessario nella vita quotidiana di milioni di cittadini". Lo sottolinea l'Unione petrolifera, facendo notare che "la gran parte delle auto che rientrano nei segmenti A, B e C (utilitarie e medie e basse cilindrate, comprese Panda, Clio), cioè oltre l'85% dell'immatricolato a novembre, si situano sopra la soglia dei 110 g/km, soprattutto se a benzina, e dunque saranno colpite dalle nuove misure, con la conseguenza di penalizzare anche le fasce a più basso reddito della popolazione, chiaramente molto attente al prezzo di acquisto". In queste condizioni, prosegue l'Up, "i proprietari di veicoli euro 0-euro 3, appartenenti alle classi a più basso reddito, saranno dissuasi dalla sostituzione della propria vettura non potendosi mai permettere una BEV o una ibrida, nonostante il bonus, mantenendo dunque in circolazione le vetture più inquinanti del parco".
A giudizio dell'Up, inoltre, si tratta di "una misura che nega il principio cardine della neutralità tecnologica non riconoscendo i notevoli abbattimenti delle emissioni di CO2 conseguiti con prodotti come biometano e biocarburanti, nonché tutte le altre azioni per il contenimento delle emissioni che possono essere attuate lato carburanti". L'auspicio dei petrolieri, dunque, è che "durante l'esame parlamentare si ripensi una misura dalle conseguenze non solo devastanti sotto il profilo industriale, per ora non stimabili, ma controproducente in termini di impatto sulla qualità dell'aria a causa del rallentamento, se non blocco, del ricambio del parco auto più vecchio, invertendo il trend di continuo miglioramento registrato grazie all'adozione delle più avanzate tecnologie motoristiche e alla sempre migliore qualità ambientale dei carburanti".