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Dispositivi medici,come hanno cambiato la vita di 5 pazienti

Dalla sordità al diabete, innovazione migliora la quotidianità

FIRENZE ANSAcom

Pacemaker, protesi, apparecchi acustici di ultima generazione, strumenti per la misurazione continua della glicemia, congegni per la stimolazione cerebrale profonda. Si chiamano tecnicamente 'dispostivi medici' e sono oltre un milione: frutto di ricerca e innovazione, consentono in vari casi di affrontare meglio la malattia con un impatto importante sulla quotidianità delle persone malate. Ecco come hanno cambiato la vita a 5 pazienti, che hanno raccontato la propria storia in occasione del Forum 'risk management' a Firenze:
- DIABETE TIPO 1: 'QUANTO ZUCCHERO?'
Claudio Gotti è affetto da diabete di tipo 1, malattia autoimmune cronica che generalmente si manifesta in età pediatrica. Claudio è pilota di rally. Ha impiantato un sensore per la misurazione continua della glicemia, che gli ha dato la possibilità di correre in piena tranquillità perché riesce a tenere sotto controllo costantemente il livello di zuccheri nel sangue riuscendo così ad ottenere risultati migliori anche in gara. Il suo sogno è quello di partecipare alla Parigi-Dakar, una gara estremamente dura per chiunque, a maggior ragione per chi ha il diabete, ma è convinto di riuscirci grazie alla forza di volontà e alla tecnologia a disposizione per la gestione della sua malattia.
- SORDITA': 'IN ASCOLTO'
Giulia Bassini ha 18 anni ed è nata affetta da sordità profonda. Ha fatto il primo intervento di impianto cocleare, ovvero un orecchio artificiale elettronico, all'età di 2 anni, e grazie a quest'intervento ha recuperato a pieno il linguaggio ed ha avuto notevoli benefici, tanto da fare un secondo impianto cocleare nel 2010. Frequenta le scuole senza alcun tipo di sostegni e gioca a tennis a livello agonistico: è campionessa provinciale normoudenti nella sua categoria ed ha il quinto posto mondiale nei campionati sordi. Studia lingue e nei suoi viaggi si sono accorti degli impianti solo al metal detector.
- EMORRAGIA DURANTE IL PARTO: 'MAMME PER LA VITA'
Pamela Riva è una giovane mamma ed ha avuto una forte emorragia durante il parto. Proprio l'emorragia post e ante partum rappresenta ancora in molti Paesi, tra cui l'Italia, la prima causa di morte materna diretta. L'Istituto superiore di Sanità ha emanato ad Ottobre 2016 le prime linee guida sulla sua gestione e, tra i vari presidi terapeutici, si menziona per la prima volta l'utilizzo dei dispositivi endouterini emostatici.
L'utilizzo del pallone endouterino emostatico ha progressivamente sostituito l'utilizzo del tamponamento uterino con garza e ha portato ad un miglioramento del tasso di sopravvivenza delle donne con emorragia nel parto. La tecnologia medica salva dunque delle vite e permette alle neomamme, come in questo caso, di superare traumi che possono verificarsi durante il parto. Questa giovane mamma ha avuto un'emorragia ante-partum che ha appunto richiesto l'utilizzo di questi dispositivi per il controllo del quadro emorragico. La buona gestione del caso, nonostante la diagnosi tardiva, ha permesso la sopravvivenza della donna e del bimbo in buone condizioni.
- STOMIA: 'UN NUOVO INIZIO'
Maria Teresa Parravicini, appassionata di ballo, nel 2011 è stata sottoposta ad un intervento chirurgico di amputazione addomino perineale e ha una colostomia terminale sinistra definitiva. Ama camminare, balla il liscio e recentemente si è iscritta ad un corso di tango argentino. Maria Teresa nell'ambulatorio stomizzati chiede sempre se ci sono novità riguardo ai device di raccolta, in quanto curiosa e disposta a mettersi alla prova per migliorare la sua qualità di vita e avere maggiore sicurezza e controllo nella gestione della stomia, così da affrontarla, dice, "senza paure o ansie".
- PARKINSON: 'NON TREMO DAVANTI A NIENTE'
Cecilia Ferrari ha il morbo di Parkinson e la sua passione è il nuoto. Si è sottoposta alla stimolazione cerebrale profonda (DBS): è la procedura chirurgica più moderna, consistente nell'impianto chirurgico di elettrocateteri nelle aree del cervello deputate al controllo dei movimenti, e, inoltre, di un dispositivo medico, simile a un pacemaker cardiaco, vicino alla clavicola o nella regione addominale. Quest'ultimo invia degli impulsi elettrici agli elettrodi situati nelle aree cerebrali, bloccando i segnali che provocano i sintomi motori disabilitanti. L'indicazione per questo intervento è però piuttosto rara, visto che solo il 5-10% di tutti i malati di Parkinson si rivela idoneo. Per Cecilia la DBS ha rappresentato una svolta: per ben due volte ha attraversato a nuoto lo Stretto di Messina. Lo scorso luglio, a pochi giorni dall'impresa bis, ha dichiarato: "Rifaccio la traversata a nuoto dello Stretto di Messina per lanciare a tutti i malati di Parkinson come me il messaggio di non mollare mai e, per quanto possibile, di vivere la vita pienamente e divertendosi".

 

In collaborazione con:
CDM

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