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Hiv, calo della profilassi anti contagio durante pandemia

Una nuova opera d'arte racconta il lockdown visto dai pazienti

Roma ANSAcom

L'epidemia di Covid-19 ha contribuito a segnare una battuta di arresto nella lotta all'Hiv, rendendo difficili, non solo i test e l'assistenza sanitaria, ma il trattamento di profilassi che permette di ridurre il rischio di contagi: la raccomandazione era infatti di non intasare pronto soccorso, luogo in cui i farmaci possono esser somministrati. Questo uno dei temi affrontati durante la conferenza stampa di presentazione della mostra virtuale "Togheter we can stop the virus", organizzata da Gilead Science e che quest'anno si arricchisce di una nuova opera d'arte sulle sfide affrontate dalle persone con Hiv durante l'emergenza coronavirus.
Le persone con Hiv, ha detto Lorenzo Badia dirigente medico Malattie Infettive presso l'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, "sono state tra le più colpite in modo indiretto dal nuovo virus perché hanno trovato i propri infettivologi impegnati in prima linea nella pandemia. Report internazionali mostrano come, durante la prima ondata, ci sia stato minor ricorso a test diagnostici, ma soprattutto minor ricorso alla profilassi post esposizione che permette, a chi è stato esposto al virus nelle 48 ore precedenti, di iniziare una terapia antiretrovirale per impedire il contagio. Anche noi abbiamo avuto persone che seguivamo con la profilassi e che si sono infettate nel lockdown. Questo va considerato tra i danni da Sars-Cov-2".
E' dedicata all'impatto della pandemia sui persone con Hiv l'opera Conscious Blooming dell'artista vicentina Francesca Guiotto: un palazzo che perde colore e le cui finestre si chiudono è il simbolo dell'inizio del lockdown. In un clima di chiusura totale, arriva però la Conoscenza, rappresentata da un vortice di fiori, simbolo di come Hiv e Covid-19 possono essere affrontati grazie al fiorire di consapevolezza e ricerca. Necessaria però è anche la collaborazione. "Le associazioni di pazienti nell'emergenza - conclude Sandro Mattioli, presidente dell'Associazione Plus e co-presidente Icar 2020 - hanno avuto un ruolo chiave perché grazie alle catene di solidarietà e servizi a distanza, sono riuscite a offrire supporto là dove è venuto a mancare".

In collaborazione con:
Gilead

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