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Elia, la mia vita da universitario dopo il tumore cerebrale

Elia, la mia vita da universitario dopo il tumore cerebrale

La cosa più importante per sconfiggere il cancro è non dargliela vinta

13 ottobre 2016, 15:04

Redazione ANSA

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Elia, la mia vita da universitario dopo il tumore cerebrale - RIPRODUZIONE RISERVATA

Elia, la mia vita da universitario dopo il tumore cerebrale -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Elia, la mia vita da universitario dopo il tumore cerebrale - RIPRODUZIONE RISERVATA

Elia, la mia vita da universitario dopo il tumore cerebrale E' iniziato tutto il 2 maggio 2014. Anche se già da marzo avevo fastidi al lato sinistro del volto, delle convulsioni leggere, movimenti incontrollati, ma stavo curando i denti del giudizio e le lastre non avevano identificato nulla, mi è stato detto che poteva dipendere proprio da un nervo che toccava labbra e volto e mi ripetevo che una volta tolto il dente sarei stato meglio. Avevo 18 anni, frequentavo il quinto anno dell'Istituto tecnico commerciale, e quella mattina ricordo che stavo ripassando qualcosa prima di andare a scuola e ho avuto una convulsione che ha preso il volto. Stavo andando da mio padre, che era in salotto mentre io mi trovavo in camera, ma ho avuto una crisi epilettica, sono caduto e ho perso i sensi. Ricordo solo mia sorella che ha chiamato mio padre, la sua forte preoccupazione, poi più nulla fino al risveglio all'ospedale di Pantelleria. La dottoressa mi chiedeva se avessi fatto uso di sostanze stupefacenti o altro, io negavo e mentre mi stavano portando a fare la Tac ho avuto una seconda crisi. Ho perso i sensi e ricordo soltanto che mio padre mi ripeteva "Stai tranquillo".

Poi sono stato intubato e addormentato e portato in elicottero da Pantelleria a Palermo. Il 3 maggio sera mi sono svegliato e avevo la mascherina, non sapevo dove fossi e cosa fosse successo. L'infermiera mi stava facendo un prelievo di sangue, poi mi hanno tolto tutto e ho mangiato, perché avevo fame,anche se il cibo in ospedale non è un granché. La prima cosa che ho fatto dopo essermi un po' ripreso è stata scattare una foto da mandare ai miei compagni di classe, perché immaginavo fossero preoccupati. Mi hanno fatto una risonanza magnetica con mezzo di contrasto, ma a me non hanno detto nulla inizialmente su cosa avessi. Ricordo che un medico, il dottor Barbera, prese i miei da parte per spiegargli che si trattava di un tumore cerebrale. Ci fu consigliato l'ospedale pediatrico Meyer e facemmo subito le valigie. Partimmo da Trapani in aereo. Eravamo diretti dal professor Genitori, uno dei più importanti neurochirurghi europei, che in una prima visita privata fatta gratuitamente mi disse che si trattava di un tumore aggressivo, maligno, nella parte occipitale destra, poco sopra l'orecchio. Il giorno dopo sono stato ricoverato al Meyer e dopo una settimana nella quale siamo stati ospiti presso amici ho fatto l'operazione. E' durata otto ore, mi sono svegliato gonfio e con 50 punti al cranio, ma erano riusciti ad aspirare gran parte della massa tumorale, circa il 100%. Questo è avvenuto il martedì e già il sabato sono stato dimesso, mi hanno tenuto poco, ma dovevo subito iniziare le terapie.

Era avvenuto tutto così velocemente che all'inizio è stato uno choc, sentire parlare di un tumore aggressivo pericoloso, è stato agghiacciante. Ma quando siamo tornati a casa, distrutti, mi sono detto: la situazione ormai è questa, rimbocchiamoci le maniche e vinciamo. L'ho presa come una sfida tra me e il tumore che non potevo perdere. Dopo l'operazione abbiamo aspettato circa due settimane per l'esame istologico, l'analisi del tumore. Poi abbiamo incontrato il dottor Genitori e dottor Sardi, della neuroncologia, che ci hanno informato su che tipo di tumore avevo (glioblastoma) e sul protocollo da seguire ( 4 chemio, 50 sedute di radio, trapianto di midollo osseo) . Il 28 maggio ho fatto la prima chemio. L'altra prima dell'Esame di Stato, in occasione della partita Italia-Uruguay. Durante il primo periodo, dalla prima alla terza chemio, siamo stati ospitati in una casa dell'Ail,poi siamo andati in un appartamento della meravigliosa Associazione "Tommasino Baciotti", che era più vicino al Meyer.I miei c'erano entrambi, per fortuna non sono dipendenti, hanno una ditta di pulizia e giardinaggio quindi c'erano solo da gestire questioni burocratiche. Piano piano ho iniziato a stare molto male, hanno dovuto darmi ghiaccio perché avevo la pressione troppo bassa, ho avuto anche una piccola infezione, ma ho fatto la prima e la seconda prova di maturità. Il tema e la prova di economia aziendale. La terza prova, poi, l'ho fatta successivamente e per il percorso mi sono appoggiato all'istituto Calamandrei di Sesto Fiorentino. In 10 giorni hanno organizzato l'esame ed è stato bello e importante anche perché ho potuto incontrare i compagni che non mi avevano mai visto ma avevano sentito parlare della mia storia . Poi ho fatto 50 sedute di radioterapia, al mattino e al pomeriggio. E infine tre giorni di un mix di chemio potentissime e tra la seconda e la terza la raccolta di cellule staminali, che sono state poi 'pulite' per un trapianto di midollo osseo, perché c'erano anche lì tracce di cellule malate. In quei giorni sono stato molto male, ho perso 13 chili in una settimana e mezzo. Dopo c'è stato il trapianto di midollo osseo, tra novembre e gennaio, con un ricovero di 30 giorni per velocizzare la ripresa dei valori del sangue dopo il mix di chemio che mi ha reso vulnerabile alle infezioni che mi hanno "torturato" per gli altri 27 giorni.

Ero sotto effetto di antidolorifici come la morfina. Una volta uscito dall'ospedale ero debilitato, distrutto,sentivo sempre freddo. Abbiamo trascorso Natale al Meyer, mangiando insieme a un'altra famiglia che aveva un bambino ricoverato. Poi siamo tornati giù e risalivamo per le risonanze, che erano frequenti. Tutto l'inverno è stato noioso a Pantelleria, dove però dopo la quarta chemio ero già tornato per "ricaricarmi" un po', per tre giorni ed era stato bellissimo, con gli amici ad accogliermi in aeroporto. Nella mia isola, stavo per lo più a casa con gli amici che venivano a trovarmi, uscivo nelle belle giornate. Con una cicatrice e un solco ancora da rimarginare e le pillole da prendere. A settembre dello scorso anno ho deciso di tornare a Firenze in pianta stabile, questa volta per iscrivermi all'Università. Ho scelto Scienze Naturali perché voglio specializzarmi in Biologia Marina . Ho deciso di studiare a Firenze per il cuore che ha questa città. Per la gente che ho conosciuto, tra cui i medici e gli infermieri. I miei genitori sono tornati giù, salgono solo quando ho le risonanze che ho da fare ogni tre mesi oltre alle analisi del sangue ogni mese. Io vivo con un amico di Pantelleria, lui fa il fotografo, io studio. A volte ho paura che la malattia torni e di non avere la forza di combattere come la prima volta. Ma da ciò che mi è accaduto ho capito che la cosa più importante per sconfiggere un tumore è non dargliela vinta. Io ho avuto sempre tanto ottimismo, non ho mai pensato al peggio, al fatto di non superare la malattia.

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