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Donatella, il mio tumore al seno scoperto da un incidente in scooter

Cancro mi ha portato via madre e sorella, mi sento una sopravvissuta

Redazione ANSA ROMA

 Tutto è iniziato da un incidente in scooter, una mattina di settembre del 2011. Ho sbattuto il seno.
    Per combinazione avevo fatto dei controlli circa quindici giorni prima, andava tutto bene e quando ho visto un bozzo, comparso qualche tempo dopo, ho pensato a un livido provocato dall'incidente. In Pronto Soccorso, fatte le lastre dopo l'impatto, mi avevano confermato che era tutto a posto. Il bozzo però c'era, risultava di difficile guarigione, e ad ottobre mi è capitato di andare a fare un controllo, una visita estetica per sistemare delle irregolarità al seno, durante la quale il medico che poi ho definito il mio angelo, Raffaele Rauso, dalla palpazione ha individuato che qualcosa non andava. Mi ha chiesto cosa fosse successo, gli ho riferito di questo bozzo dovuto all'incidente che non guariva, ha replicato che non era possibile. Mi ha detto che si trattava di un nodulo non normale, che bisognava fare degli accertamenti, ma che aveva un brutto presentimento. Poteva trattarsi di un tumore. Dopo un paio di mesi e' arrivata in effetti la diagnosi di neoplasia e ho iniziato a fare dei consulti,anche perché la mia sorella maggiore aveva avuto lo stesso male, aveva fatto degli interventi 'conservativi' del seno e non era però purtroppo sopravvissuta mentre io ero, anche alla luce della mia storia, orientata per la mastectomia, cioè l'asportazione del seno stesso, e inoltre un filler mi aveva provocato non pochi problemi. Il primo consulto l'ho fatto al Policlinico Umberto I, poi invece al San Giovanni e al Gemelli, perché il 'nodo' vero, il vero discrimine era legato per me alla ricostruzione post-mastectomia. Al Gemelli mi sono affidata alla professoressa Marzia Salgarello e al professor Riccardo Masetti, ho fatto 10 ore di intervento demolitivo e ricostruttivo. Una settimana dopo mi è stato detto che rischiavo seriamente una necrosi del capezzolo, provocata dal fatto che il sangue non affluisce come dovrebbe e l'organo rischia di 'morire': ho fatto ore e ore di camera iperbarica, molto pesanti, e per fortuna la ferita si è rimarginata. Facevamo le visite di controllo ogni mattina presto, prima che la dottoressa iniziasse a lavorare. Successivamente, di interventi ho dovuto farne altri tre, di lipofilling, in cui si reimpianta nel seno grasso naturale.


    Nulla di trascendentale, ma ci sono dei lividi e per una settimana dieci giorni non si può guidare. Dal punto di vista delle terapie, invece, mi sono trovata di fronte a un vero e proprio dilemma, quello se fare o meno la chemio. Il dato dell'esame istologico è stato incerto, mi hanno collocato in una fascia piccola di persone che possono non rispondere alla chemio. Rimaneva a me la scelta se farla comunque, prendendo anche gli effetti collaterali, oppure rischiare e scegliere di non farla. Ho imboccato la seconda strada. Ho iniziato una cura farmacologica comunque con chemioterapici, ora sono entrata in un protocollo che prevede la terapia per 10 anni. Circa sei mesi fa ho avuto la conferma che la mia scelta è stata in un certo senso quella giusta, perché l'oncologo mi ha confermato ufficialmente che non rispondo alla chemio. Faccio controlli due volte l'anno, la mia spada di Damocle ora si chiama recidiva, naturalmente ho paura che il tumore torni. Ho anche un'isterectomia (asportazione dell'utero) da fare, probabilmente la farò a dicembre. Il consiglio principale che mi sentirei di dare a chi si trova ad affrontare un'esperienza come la mia è di rimanere lucidi e di fare dei consulti. Possono forse portare in qualche caso confusione, però è importante capire quale può essere la migliore cura nel proprio caso individuale. Essere forti, reagire e se possibile appoggiarsi alla famiglia. Io mi sono dovuta fare forza, ho contato essenzialmente su me stessa, perché a mia madre inizialmente non ho voluto dire della malattia avendo lei perso per lo stesso motivo un'altra figlia, e poi purtroppo anche lei è venuta a mancare sempre per lo stesso tumore. Non si tratta di un fatto genetico, e' risultata una negatività ai marcatori genetici del tumore, ma ora anche la mia sorella più piccola e' tenuta sotto stretta osservazione ed ha già subito una mastectomia per la stessa neoplasia. Io mi sento fortunata, quasi come una sopravvissuta, se è vero che proprio da quell'incidente in scooter, in cui a essere colpito e' stato proprio il seno, e' iniziato anche il percorso che mi ha portato a scoprire la malattia e curarmi. 
   

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