ROMA - Il razzismo ha un effetto tossico sull'uomo. Aumenta i
livelli di infiammazione in chi lo subisce, facendo crescere
anche il rischio di malattie croniche. Lo rileva uno studio
della University of Southern California e dell'Università della
California di Los Angeles, pubblicato su
Psychoneuroendocrinology.
La sopravvivenza degli esseri viventi dipende dalla loro
capacità di rispondere a infezioni, stress e lesioni. Tali
minacce innescano una risposta del sistema immunitario per
respingere gli agenti patogeni e riparare i tessuti danneggiati.
Un gruppo selezionato di geni è fondamentale per questo
meccanismo di difesa, e l'infiammazione è un segno che quei geni
stanno lavorando. Ma se ci si sente minacciati per lunghi
periodi di tempo, la salute può risentirne significativamente.
"Se i geni rimangono attivi a lungo - rileva infatti Steve Cole,
co-autore dello studio - questo può promuovere infarti, malattie
neurodegenerative e cancro metastatico".
I ricercatori si sono concentrati su un gruppo di 71 persone:
due terzi erano afroamericane, le altre bianche, tutte di
background economico simile. Inoltre, 38 erano positive all'Hiv,
così da studiare gli effetti del razzismo indipendentemente da
quelli della malattia. I ricercatori hanno estratto l'Rna dalle
cellule e misurato le molecole che attivano l'infiammazione,
oltre a quelle coinvolte nelle risposte antivirali, trovando
livelli più alti negli afroamericani. I risultati indicano anche
che il razzismo può rappresentare in questo gruppo fino al 50%
dei livelli di infiammazione aumentati.
È poi emerso che le decisioni o gli stili di vita possono
ridurre gli effetti negativi di alcuni fattori di stress, ma la
discriminazione razziale è qualcosa di cronico, di cui le
persone non hanno controllo. "Non puoi cambiare il colore della
pelle", evidenzia infatti April Thames, autrice principale dello
studio, che spiega però come servano ulteriori ricerche su
campioni più ampi.
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