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La terapia genica multipla dà una spinta alla longevità

La terapia genica multipla dà una spinta alla longevità

Test sui topi combatte 4 malattie legate all'età

05 marzo 2020, 10:52

Redazione ANSA

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La terapia genica multipla combatte più malattie legate all 'invecchiamento (fonte: Pixabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA

La terapia genica multipla combatte più malattie legate all 'invecchiamento (fonte: Pixabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA
La terapia genica multipla combatte più malattie legate all 'invecchiamento (fonte: Pixabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una nuova terapia genica multipla, che veicola nell'organismo due geni 'amici' della longevità, permette con una sola somministrazione di contrastare ben quattro malattie legate all'avanzare dell'età (scompenso cardiaco, insufficienza renale, obesità e diabete), migliorando la salute generale e allungando la vita. Lo dimostra l'esperimento condotto sui topi dai ricercatori del Wyss Institute for Biologically Inspired Engineering e della Harvard Medical School di Boston. I risultati, che aprono nuovi scenari nella lotta all'invecchiamento anche per l'uomo, sono pubblicati sulla rivista dell'Accademia americana delle scienze (Pnas).

Lo studio dimostra che più geni combinati nella stessa terapia genica possono avere un effetto sinergico, portando a maggiori benefici rispetto a un approccio più frammentato in cui si veicolano singoli geni diretti contro singole malattie. I ricercatori lo hanno verificato iniettando tre geni legati alla longevità (FGF21, sTGF beta R2 e alfa-Klotho), usati singolarmente o in combinazione fra loro, in topi obesi, diabetici, con scompenso cardiaco o insufficienza renale.

I risultati indicano che FGF21 da solo combatte obesità e diabete, mentre la sua combinazione con sTGF beta R2 riduce del 75% l'atrofia renale. L'insufficienza cardiaca è migliorata del 58% con sTGF beta R2 da solo e in combinazione con uno degli altri due geni: insieme a FGF21 in particolare, ha portato benefici contro tutte e quattro le malattie, migliorando la salute e la sopravvivenza dei topi. I tre geni somministrati insieme hanno invece causato problemi, probabilmente a causa di interazioni avverse ancora sconosciute tra FGF21 e alfa-Klotho.

Uno degli aspetti più interessanti della ricerca, spiegano gli autori, è che i geni iniettati (veicolati nell'organismo da un virus reso innocuo) non si integrano nel Dna originale delle cellule dell'organismo, non lo alterano in alcun modo, e di conseguenza non rischiano di essere trasmessi ad altri individui o alle generazioni successive.

 

 

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