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Biocarburante dagli scarti di produzione dello yogurt

Biocarburante dagli scarti di produzione dello yogurt

Grazie alle biotecnologie

29 dicembre 2017, 17:07

Redazione ANSA

ANSACheck

Gli scarti di produzione dello yogurt diventano biocarburante (fonte: Kagor) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Gli scarti di produzione dello yogurt diventano biocarburante (fonte: Kagor) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Gli scarti di produzione dello yogurt diventano biocarburante (fonte: Kagor) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Lo yogurt diventa sempre più ecosostenibile, grazie ad una nuova biotecnologia che utilizza i batteri per trasformare gli scarti della produzione casearia in 'antibiotici' naturali per il bestiame e addirittura in biocarburanti. I primi esperimenti sono pubblicati sulla rivista Joule dalla Cornell University, negli Stati Uniti, in collaborazione con l'università tedesca di Tubinga.

I ricercatori hanno usato come materia prima il siero di latte acido derivato in grandi quantità dalla produzione dello yogurt greco. Costituito principalmente da acido lattico e zuccheri (come lattosio e fruttosio), il siero è stato versato in due bioreattori 'gemelli': il primo contenente batteri amanti delle alte temperature prossime ai 50 gradi, e il secondo con batteri abituati a lavorare intorno ai 30 gradi. Grazie a questo sistema, il siero è stato trasformato in acido caproico e acido caprilico: entrambi i composti hanno spiccate proprietà antimicrobiche e possono essere impiegati al posto degli antibiotici negli allevamenti di bestiame. Con un ulteriore processo di trasformazione, possono essere convertiti anche in biocarburante.

Entrambe le opzioni hanno un importante valore, sia economico che sociale. "Il mercato dei prodotti agricoli può sembrare piccolo, ma ha una pesante impronta ecologica", spiegano i ricercatori. "Trasformare il siero di latte acido in una materia prima che può essere consumata dagli animali è un importante esempio del ciclo chiuso di cui abbiamo bisogno in una società sostenibile. Il mercato dei carburanti opera ovviamente a prezzi più bassi, ma la sua domanda è praticamente illimitata".

Provata la fattibilità del processo, ora non resta che perfezionarlo per renderlo operativo anche su scala industriale. "C'è molto da fare", ammettono i ricercatori. "Possiamo studiare meglio la biologia e i microrganismi che guidano questo processo e possiamo anche verificare se questa tecnologia può essere applicata al recupero di altri flussi di rifiuti".

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