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Nel Dna di un'alga il ricordo delle prime piante

Nel Dna di un'alga il ricordo delle prime piante

Arrivate sulla terraferma 500 milioni di anni fa

15 luglio 2018, 09:34

Redazione ANSA

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L 'alga d 'acqua dolce Chara virgata, che nel suo Dna conserva i geni che 500 milioni di anni fa hanno permesso la comparsa delle prime piante sulla terraferma (fonte: Christian Fischer) - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'alga d 'acqua dolce Chara virgata, che nel suo Dna conserva i geni che 500 milioni di anni fa hanno permesso la comparsa delle prime piante sulla terraferma (fonte:  Christian Fischer) - RIPRODUZIONE RISERVATA
L 'alga d 'acqua dolce Chara virgata, che nel suo Dna conserva i geni che 500 milioni di anni fa hanno permesso la comparsa delle prime piante sulla terraferma (fonte: Christian Fischer) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Le istruzioni per vivere sulla terraferma erano già scritte nel Dna di alghe vissute 500 milioni di anni fa. Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Cell, condotto dai biologi dell'Università tedesca di Würzburg, coordinati da Stefan Rensing.

I ricercatori hanno studiato, in particolare, l'alga d'acqua dolce chiamata Chara braunii, che conserva ancora le caratteristiche di questo primitivo sbarco. Secondo gli autori, "queste alghe sono dotate di un corredo genetico per l'adattamento alla vita sulla terraferma", hanno spiegato. "I loro geni infatti hanno innovazioni evolutive che erano state finora trovate solo nelle piante terrestri", hanno aggiunto.

I biologi hanno, ad esempio, individuato alcuni geni per la sintesi di ormoni legati alla capacità dell'alga di conservare acqua in caso di carenza idrica, una prerogativa tipicamente terrestre. Queste alghe hanno, inoltre, strutture simili a radici che permettono loro di ancorarsi ai litorali. "Abbiamo, ad esempio, trovato geni per l'assorbimento e la distribuzione dei nutrienti", hanno detto i biologi tedeschi.

Un ultimo aspetto atipico per un organismo acquatico è la capacità dell'alga di trasmettere segnali elettrici a distanza all'interno del proprio organismo, un aspetto che le è valso il nome di 'assone verde', con riferimento ai prolungamenti delle cellule nervose animali, e che per anni l'ha resa un modello per lo studio dell'eccitabilità delle piante terrestri.

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