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Primo sguardo sulle sorgenti del vento solare

Primo sguardo sulle sorgenti del vento solare

Grazie alla sonda Parker della Nasa

05 dicembre 2019, 00:10

Redazione ANSA

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Rappresentazione artistica della sonda Parker vicino al Sole (fonte: NASA) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Rappresentazione artistica della sonda Parker vicino al Sole (fonte: NASA) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Rappresentazione artistica della sonda Parker vicino al Sole (fonte: NASA) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Scoperte le sorgenti del vento solare: gli sciami di particelle cariche continuamente emessi dal Sole possono raggiungere velocità superiori a quelle osservate finora e vengono accelerati dal campo magnetico. E' uno dei primi risultati della sonda Parker della Nasa, pubblicati in due articoli sulla rivista Nature.



I dati alla base delle ricerche si basano sulle osservazioni fatte dalla sonda Parker dalla distanza record di 24 milioni di chilometri. La sonda è infatti entrata nella storia nel 2018 per essere stata il veicolo che più di ogni altro si è avvicinato al Sole. Le osservazioni fatte finora da remoto avevano permesso di ricostruire solo alcuni dei meccanismi alla base della formazione della parte più esterna dell'atmosfera del Sole, la corona, ma restavano ancora moltissime domande aperte.



Analizzando i dati della missione Parker il gruppo dell'università del Michigan guidato da Justin Kasper ha osservato che sono i cambiamenti che si producono nei campi magnetici ad accelerare il vento solare.



Il secondo studio coordinato da Stuart Bale dell'università della California a Berkeley, si è focalizzato invece sul cosiddetto 'vento lento', che soffia a meno di 500 chilometri al secondo, scoprendo che ha origine nei buchi della corona vicini all'equatore solare. "Adesso possiamo osservare le strutture magnetiche della corona solare, che ci indicano come il vento solare emerga da piccoli buchi coronali", ha detto Bale.

La sonda Parker continuerà ad avvicinarsi ulteriormente al Sole e si prevede che nei prossimi cinque anni potrà trovarsi a soli sei milioni di chilometri dal Sole. Grandissima l'attesa per i dati che potrà continuare a raccogliere, considerando che il Sole dovrebbe entrare nella fase più attiva del suo ciclo.

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