"Capire come il sodio - la sostanza presente in maggiori quantità nell'acqua salina - entra nel frutto e come interagisce con i meccanismi fisiologici della pianta è fondamentale", commenta per l'ANSA Luca Sebastiani, uno degli autori della ricerca e direttore dell'Istituto di Scienze della Vita al Sant'Anna. "Questo è il primo passo per capire quali varietà resistono meglio ad acque moderatamente saline - aggiunge - e quindi come possiamo migliorare dal punto di vista genetico anche le altre per renderle più resistenti".
Lo studio, a cui ha collaborato anche l'Istituto de la Grasa di Siviglia (Csic), ha mostrato che l'acqua salata influenza in particolare alcuni geni responsabili della sintesi degli acidi grassi, i componenti fondamentali dei lipidi. "A questo proposito - conclude Sebastiani - i risultati ci hanno mostrato che è importante anche il momento in cui si somministra acqua salina alla pianta". Infatti, in base al livello di maturazione dei frutti, il sodio può avere effetti più o meno negativi e influenzare in maniera diversa quantità e composizione degli acidi grassi nelle olive.
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