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Cia, 3 mosse per rilanciare l'uva da tavola, vale 1 miliardo

Cia, 3 mosse per rilanciare l'uva da tavola, vale 1 miliardo

Piano inviato a Bellanova: ricerca, aggregazione e Paesi terzi

ROMA, 22 ottobre 2020, 12:41

Redazione ANSA

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Innovazione varietale, più aggregazione e rapporti nuovi con i Paesi terzi per sostenere l'uva da tavola italiana, che vale 1 miliardo. E' la strategia di rilancio del settore Made in Italy proposta da Cia-Agricoltori Italiani, in un documento inviato alla ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova, al sottosegretario Giuseppe L'Abbate, ai presidenti delle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato e agli assessori regionali. Obiettivo è ridare competitività a un settore che esporta per ben 600 milioni di euro, ma che sconta debolezze strutturali e situazioni climatiche negative.

Con circa 1 milione di tonnellate l'anno su una superficie di 46 mila ettari, l'Italia è il principale produttore europeo di uva da tavola, ma oggi l'offerta è incentrata su varietà storiche, con quote ancora limitate di uve senza semi, meno del 35% della produzione tricolore, oggi le più gettonate dai mercati. Da qui la necessità di puntare sull'innovazione varietale adatta all'ambiente mediterraneo e ai cambiamenti climatici, con programmi di ricerca pubblico-privata, piani di rinnovamento anche in chiave di sostenibilità e digitalizzazione.

Ad indebolire la filiera, fa notare Cia, è anche la scarsa aggregazione in Op (Organizzazioni di Produttori), il cui valore di produzione commercializzata non supera il 30% di quello totale.

Terzo pilastro della strategia di rilancio di Cia sono i rapporti con i Paesi terzi, a partire dalla revisione di accordi bilaterali, che devono essere rilanciati per preservare la competitività dei produttori comunitari. Questo, segnala Cia, con particolare riferimento all'accordo Ue-Egitto, dove occorre introdurre limiti quantitativi per l'import a condizione agevolate. Non ultimo, la necessità di un rafforzamento dell'export, con l'apertura verso nuove destinazioni, in primis la Cina e tutto il mercato asiatico.

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