"Il contrassegno di Stato è un
prodotto della burocrazia "made in Italy" del quale però non
possiamo andare per nulla fieri. Chiediamo di poter ripartire
senza aggravi inutili, l'abolizione del contrassegno rappresenta
un segnale importante, non solo per noi ma in generale per tutto
il Paese. Permettiamo alle aziende di fare impresa e mettiamo in
soffitta vecchie pratiche inutili che ottengono l'unico
risultato di rallentare e appesantire ulteriormente la loro
ripartenza".A dichiararlo è Micaela Pallini, presidente Gruppo
Spirits di Federvini, nel quadro di un'analisi della federazione
su "Decreto liquidità e decreto rilancio". "Iniziative- precisa
Federvini- pensate per rilanciare il Paese con due assi portanti
comuni, sburocratizzazione e semplificazione". Nel particolare
la federazione spiega in un nota che "per le aziende del settore
degli spiriti non cambia nulla, in uno scenario già in parte
compromesso dai dazi Usa sui prodotti italiani, ben prima
dell'avvento della pandemia che ha bloccato tutto e tutti".
Viene aggiunto che "il contrassegno di Stato, retaggio risalente
a quasi un secolo fa, sopravvive ben saldo ancora oggi". "Si
tratta- incalza Federvini- di un non senso storico, che non ha
nessuna ragione concreta e reale per perpetuarsi di governo in
governo, di legislatura in legislatura". Si specifica inoltre
che "in origine aveva due scopi, dimostrare di aver ottemperato
all'esborso dell'accisa e permettere la tracciabilità del
prodotto. Attualmente, il pagamento dell'accisa viene di fatto
dimostrato digitalmente, senza bisogno di ricorrere al
contrassegno, e, quanto alla tracciabilità le nuove regole sulle
informazioni al consumatore offrono garanzie ben
maggiori"
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