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Non solo paella, Valencia a tutta arte

Non solo paella, Valencia a tutta arte

Mostre, progetti e centri culturali nella città di Calatrava

VALENCIA, 24 luglio 2017, 21:13

di Silvia Lambertucci

ANSACheck

Valencia, la citt delle arti e delle scienze progettata da Calatrava (Foto Silvia Lambertucci) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Valencia, la citt delle arti e delle scienze progettata da Calatrava (Foto Silvia Lambertucci) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Valencia, la citt delle arti e delle scienze progettata da Calatrava (Foto Silvia Lambertucci) - RIPRODUZIONE RISERVATA

  VALENCIA  - Una strepitosa collezione di foto e arte contemporanea ad animare gli spazi restaurati di una vecchia fabbrica anni Trenta, un frizzante centro culturale nel cuore del Barrio del Carmen dove le stradine una volta fatiscenti si colorano a getto continuo di Street Art, le teste monumentali di Manolo Valdés nelle fontane che circondano la frequentatissima Città delle Arti e delle Scienze.

Amata dai turisti per il mare, il buon cibo, le suggestioni della città medievale e il fascino delle architetture futuristiche di Santiago Calatrava, la spagnola Valencia punta forte ora anche sull'arte, candidandosi a polo creativo di una Spagna che lavora sodo per uscire dalla crisi. E se i progetti più nuovi sono il frutto di investimenti ed energie di privati, anche il settore pubblico fa la sua parte con le domeniche gratuite ai musei e biglietti d'ingresso a costi super contenuti per invogliare i residenti ancora prima dei turisti.

Certo, la strada da fare è lunga anche qui. Perché seppure l'arte si respiri un po' ovunque nella città zeppa di chiese e di palazzi carichi di storia, il museo più gettonato resta di gran lunga quello oceanografico, l'unico che supera il milione di visitatori l'anno (1.091.717 nel 2016) seguito alla lontana dal museo della scienza Principe Filippo (560 mila visitatori nel 2016) e dall'affascinante palazzo della Lonja, l'edificio che ospitava il mercato della seta, con 503.274. Centralissimo e prestigioso, il Museo delle Belle Arti, che pure vanta una collezione di pittura del XV secolo seconda solo al Prado di Madrid, è invece fermo a 132.069 presenze.

Tant'è, forse anche per questo i progetti dei mecenati puntano in primis sull'educazione all'arte. E' il pallino della gallerista Ana Seratosa, un fiume in piena di entusiasmo ed energia, che dal Duemila accoglie nei suoi spazi giovani promesse di tutta Europa e ne promuove i lavori, sempre coinvolgendo la città in un gioco di intrecci e di suggestioni che lasciano il segno. Il primo progetto è stato nel 2012 con le luci artistiche di Javier Riera che dai rigogliosi giardini del Turia si proiettavano sui palazzi, il secondo nel 2014 con le buffe sculture in marmo della tedesca Julia Venska a invadere strade, prati, negozi; l'ultimo nel 2016 con gli Echi di Memoria del belga Bob Verschueren che ha lasciato in eredità alla città grandi nidi, vasi rovesciati e magiche creature interamente realizzate con rametti di legno. "Ci teniamo a presentare opere e artisti, perché siamo convinti che l'arte contemporanea sia difficile per chi non se n'è mai occupato", spiega gentile la vulcanica gallerista. Intanto l'attività si moltiplica con un progetto di condivisione artistica sui social network e una Casa dell'arte, che apre dicembre con residenze di artisti e top class.

Punta sull'educazione all'arte e sui giovani talenti anche Bombas Gens, centro culturale ospitato negli affascinanti capannoni, splendidamente restaurati, di quella che una volta era una fabbrica di pompe idrauliche. Inaugurato solo pochi giorni fa, il nuovo spazio ospita a rotazione, con la consulenza di Vincente Teodolì, opere della strepitosa collezione della Fondazione Per Amor a l'Art creatura dell'impresario mecenate José Luis Soler Vila e dalla sua famiglia. Nei grandi capannoni riportati alla vita in soli due anni, c'è da perdere la testa appresso a capolavori della fotografia moderna da Irving Pen a Robert Mapplethorp e tante altre meraviglie che si affiancano a mostre temporanee di giovani artisti. Mentre una sezione a parte racconta l'avventurosa storia della fabbrica, gioiello decò di edilizia industriale, tra bombardamenti, incendi e le incursioni della milizia franchista. Decisamente vale una visita.

Così come le stradine del Barrio del Carmen, il quartiere della movida valenciana, dove i muri dei palazzi in parte ancora slabbrati e fatiscenti sono accesi dai murales. Da una calle all'altra ce n'è per tutti i gusti, segni astratti, richiami ai fumetti, neorealisti. Quasi tutti con una forte connotazione di critica sociale e politica, denuncia anticapitalista, impegno civile. Arte effimera, con i lavori dell'uno che si sovrappongono a quelli di un altro, muri che scompaiono insieme con le opere che li avevano nobilitati.

Tutt'altra cosa dalle monumentali sculture di Manolo Valdes, sei enormi teste femminili (già esposte a Parigi in Place Vendome) che strizzano l'occhio alla grande tradizione della pittura spagnola e nello stesso tempo dialogano (fino al 10 dicembre) con le architetture un po' spaziali della Città delle Arti e delle Scienze creatura del valenciano Calatrava. A mostra finita, una di queste grandi teste, donata dallo scultore, rimarrà alla città. Un segno in più nella Valencia capitale dell'arte.

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