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A Boston Botticelli "graphic novelist"

A Boston Botticelli "graphic novelist"

Vignettista New Yorker accompagna Lucrezia e Virginia da Bergamo

NEW YORK, 03 marzo 2019, 20:16

di Alessandra Baldini

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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BOSTON - L'Isabella Stewart Garden di Boston rivisita provocatoriamente il canone della storia dell'arte. Sandro Botticelli come "graphic novelist" ante litteram? Nella mostra "Botticelli: Heroines + Heroes", 8 opere del pittore rinascimentale, tra cui le due "spalliere" create per palazzo Vespucci a Firenze, vengono accostate a 12 pannelli commissionati appositamente al vignettista del New Yorker Karl Stevens.
    Botticelli nei suoi dipinti trasforma storie antiche di lussuria, tradimento e violenza in parabole del Rinascimento.
    "Puntiamo a esplorare l'incrocio tra arte del passato e i suoi echi oggi in nuove opere e nuove forme di espressione artistica", ha detto Peggy Fogelman, la direttrice del museo fondato dall'ereditiera bostoniana.
    La mostra, nella nuova ala disegnata da Renzo Piano, torna a riunire la "Storia di Lucrezia", un gioiello del museo, con la "Storia di Virginia" in prestito dall'Accademia Carrara di Bergamo, separate da secoli e riunite per la prima volta in autunno nel capoluogo lombardo. Isabella acquistò la "Lucrezia" su suggerimento dell'amico Bernard Berenson da un lord inglese per oltre 3.000 sterline. Stevens, il vignettista, ha creato cartoni che raccontano l'acquisto e allo stesso tempo puntano i riflettori sulle scene raffigurate da Botticelli.
    Le "spalliere" raffigurano donne vittime di quello che oggi sarebbe definito un femminicidio. Virginia e Lucrezia raccontano storie di virtù e sacrificio al femminile, la prima assassinata dal padre per preservarne l'onore, l'altra che sceglie la morte pur di salvarsi dall'ignominia. Famoso per opere laiche ispirate dalla mitologia classica come la "Nascita di Venere" e la enigmatica "Primavera", Botticelli le dipinse come "scene di un giudizio morale che dovevano servire come parabole moderne per le elite della Firenze di fine Cinquecento", spiega il curatore della mostra Nate Silver.
   

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