Cibus:basso impatto ambientale hamburger

Da Montana prima carne macinata italiana con etichetta green

Redazione ANSA PARMA

(ANSA) - La filiera della carne si scrolla di dosso l'accusa di essere una produzione poco sostenibile per l'alto consumo di acqua, finora stimato in 15.400 litri per chilogrammo. Numeri di consumo idrico molto ridimensionati oggi a Cibus, alle Fiere di Parma, dove è stato calcolato che il consumo diretto di acqua per produrre un hamburger Montana di un etto ammonta a 72,8 litri, equivalenti a 728 per kg, circa la metà da quanto stimato sei anni fa sulla base di metodologie di calcolo, precisa il marchio della Inalca Spa del Gruppo Cremonini, che non tengono conto dei diversi contesti produttivi e sistemi di allevamento.

Dunque, un hamburger Montana si configura come un consumo sostenibili, se si pensa che il consumo medio giornaliero di sola acqua potabile ad uso domestico in Italia è di 180 litri a persona, secondo dati Enea. Anche le emissioni di Co2, si rimarca al Salone Internazionale dell'Alimentazione, sono particolarmente contenute in quanto pari a 1 Kg di Co2 equivalenti, inferiore del 50% rispetto ai valori comunemente indicati per la carne bovina. Montana, in una conferenza stampa, ha annunciato inoltre che il 99,9% degli imballaggi generati dal processo di produzione è avviato al riciclo configurando un esempio di economia circolare pressoché a spreco zero.

Sono questi alcuni dati emersi dalla 'Dichiarazione Ambientale di Prodotto', realizzata col Sistema Internazionale Epd, per la prima volta in Italia sugli hamburger di bovino surgelati a marchio prodotti con carne proveniente per il 100% da allevamenti italiani da Inalca. Fermo restando che il numero di consumatori onnivori rappresenta una grande maggioranza (95%) ''diamo oggi un contributo importante - ha detto Giovanni Sorlini, responsabile Qualità di Inalca - nel dibattito nazionale sul rapporto carne- ambiente che consente di valutare i reali impatti della filiera, senza dipendere da studi scientifici appartenenti a sistemi produttivi molto diversi dai nostri. Si dimostra lo sforzo del mondo produttivo che, a partire da una migliore alimentazione animale e gestione dei reflui negli allevamenti, dimostra anche come l'integrazione delle filiere latte e carne rappresenti un punto di forza per l'efficienza produttiva e per gli impatti ambientali di tutti i processi di allevamento, trasporto, macellazione e lavorazione delle carne''.

In particolare lo studio Epd evidenzia i pesi dell'impronta carbonica che deriva per il 76% da allevamento, il 16% da macellazione e lavorazione, 7% dalla conservazione domestica e uso, mentre il restante 1% è il peso ambientale degli imballaggi.

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