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Cocoricò chiuso per 4 mesi. Titolare: "Faremo ricorso al Tar"

Locale 'vive' in altri quattro locali di Riccione. Salvini: un segnale ma il problema è culturale

Contro la chiusura decisa dalla questura, destinata a provocare un grave danno per l'azienda, Fabrizio De Meis, uno degli azionisti del Cocoricò, ha annunciato un ricorso al Tar: il fatturato dell'ultimo anno, ha spiegato in conferenza stampa, si è aggirato tra i 3,5 e i quattro milioni di euro e quindi "la chiusura di quattro mesi comporterà una perdita di utili per 1,5-2 milioni". "Chiudere oggi il Cocoricò non serve a nulla, anche perchè senza decisioni importanti per battere la cultura dello sballo, fatti luttuosi come quelli del sedicenne morto per ecstasy purtroppo continueranno ad accadere": lo ha riferito uno dei cinque azionisti del locale di Riccione, Fabrizio De Meis, nel corso di una conferenza stampa dedicata al provvedimento di chiusura per quattro mesi decisa dalla questura di Rimini. Nel frattempo, ha aggiunto De Meis, "200 famiglie si ritroveranno senza lavoro e purtroppo tutti noi continueremo a non avere mezzi utili per battere la logica dello sballo, logica che il Cocoricò ha sempre tentato di battere, favorendo un divertimento sano e sicuro". Per questa ragione, ha tenuto a ricordare l'azionista del Cocoricò, "poco tempo fa abbiamo proposto, anche nel corso di un'iniziativa parlamentare, di approvare una normativa che prevedesse l'applicazione di un Daspo per chi avesse spacciato o usato droghe e l'utilizzo di un tampone all'ingresso dei locali per verificare che gli avventori non avessero già assunto droghe". De Meis si è inoltre detto dispiaciuto del fatto "che un ragazzo, come è successo tempo fa (che ha rischiato di perdere il fegato per l'assunzione di ecstasy) sia risultato mediaticamente meno grave rispetto ad uno stesso caso occorso al Cocoricò. Io voglio ribadire - ha sottolineato - che appena sarà possibile riaprire il Cocoricò mi adopererò per lanciare un messaggio e azioni concrete contro la droga". L'azionista del locale romagnolo ha annunciato un ricorso presso il Tar contro la decisione della questura, spiegando che il fatturato dell'ultimo anno si è aggirato tra i 3,5 e i quattro milioni di euro e che quindi "la chiusura di quattro mesi comporterà una perdita di utili per 1,5-2 milioni".

Locale 'vive' in altri quattro locali di Riccione  - Anche se il Cocoricò resterà chiuso per 4 mesi, il "popolo della piramide" avrà dove andare perché ci sono almeno altri quattro locali a Riccione dove trovare un pezzo di "Cocco". Da tempo lo storico locale organizza serate, ospitate in altre discoteche vicine. Stasera in calendario ad esempio c'è la serata Tini Antony Di Francesco, pubblicizzata sul sito di Cocoricò e Peter Pan, che presentano insieme "Magic Mondey" col dj Tini. Domani sera c'è "Villa Titilla", alla Villa delle Rose a Misano Adriatico (Titilla è il privé del Cocoricò). Pochi chilometri e al Marano, sulla spiaggia di Riccione, ci sono il "Coco Beach", ex Hakuna Matata, dove da mercoledì con lo staff Metempsicosi on The Beach si sposta il Cocoricò e pochi metri più in là lo "Sbronzo Beach", ex Beach Caffè sempre targato Cocoricò.

Salvini: un segnale ma il problema è culturale - "Un segnale andava dato, ma il problema non lo risolvi chiudendo una discoteca per quattro mesi. Il problema è culturale". Sono le parole del leader della Lega Nord, intervistato da Radio Cusano Campus, sulla chiusura per 4 mesi del Cocoricò. "Sicuramente la politica, con l'ultima idea di liberalizzare la cannabis, non aiuta, perché il messaggio che passa è che una pasticca non fa poi tanto male, una canna non fa poi tanto male. Questa proposta di legalizzare è pericolosa, perché passa il concetto che ci sono droghe che fanno meno male di altre - continua -. Se persino in Parlamento dicono che alcune droghe possono essere vendute dallo stato, magari un ragazzo pensa di prendersi una pasticca in discoteca e poi ci rimane".

 

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