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Abusata nel bagno di una discoteca, confermata la condanna

Abusata nel bagno di una discoteca, confermata la condanna

Un anno e dieci mesi a Bologna, l'episodio nel 2013

BOLOGNA, 15 febbraio 2020, 09:31

Redazione ANSA

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La sede della Corte di appello di Bologna - RIPRODUZIONE RISERVATA

La sede della Corte di appello di Bologna - RIPRODUZIONE RISERVATA
La sede della Corte di appello di Bologna - RIPRODUZIONE RISERVATA

La seconda sezione penale della Corte di appello ha confermato la condanna a un anno e dieci mesi per un marocchino imputato per una violenza sessuale su una ragazza, nel bagno di una discoteca della periferia di Bologna, la notte dell'1 febbraio 2013. La vicenda nacque da una denuncia della vittima, all'epoca 30enne. I due si conoscevano di vista dal momento che lei frequentava spesso la discoteca, dove l'imputato era addetto alla sicurezza. Una sera c'era stato un rapporto consenziente, ma poi la giovane si pentì e nelle settimane successive avrebbe spiegato più volte all'uomo che non era sua intenzione accettare le avances. Ciò nonostante, lui avrebbe insistito e la notte dell'1 febbraio, mentre la ragazza stava uscendo dal locale con due amiche, la raggiunse, la prese per un braccio e la trascinò verso il bagno, dove la molestò pesantemente. Le grida fecero accorrere le due amiche e il giovane scappò.

Solo nei giorni successivi la ragazza trovò il coraggio di fare denuncia. Il processo di primo grado si era concluso nel 2016 con la condanna e una provvisionale di cinquemila euro, oltre al rinvio al giudice civile per determinare il danno. In appello, il pg ha chiesto l'assoluzione per l'imputato, difeso dall'avvocato Andrea Speranzoni, ma i giudici hanno deciso per la conferma.

"Si tratta dell'ennesimo esempio di quanto possa essere difficile per una vittima di violenza evitare che certi atteggiamenti delle donne, come l'aver accettato una corte, non aver respinto con forza successive avances, avere avuto un precedente rapporto consensuale, dimostrare di essere stata aggredita e violentata contro il proprio volere. Fortunatamente nel presente caso giustizia è stata fatta", commenta l'avvocato Nicola Montefiori, legale di parte civile per la donna. 

"Come difensore dell'imputato, tengo a sottolineare che la Pubblica Accusa nel giudizio di appello aveva chiesto l'assoluzione del mio assistito, sviluppando in discussione vari argomenti a sostegno di tale scelta. L'esito confermativo di ieri è un fatto, ma mi risulta impossibile commentarlo, dato che la motivazione della sentenza la leggeremo tra 60 giorni, quando verrà depositata", dice l'avvocato Speranzoni. "Le sentenze, tanto più in questa materia, penso debbano essere lette con attenzione e ricorse con argomenti di diritto. Il processo penale infine è composto da tre gradi di giudizio e fino a che non interviene il giudicato, ogni imputato è presuntivamente innocente. Col mio assistito leggeremo quando sarà il momento la motivazione e faremo le nostre valutazioni. Va anche ricordato che già in primo grado era stata comunque riconosciuta l'ipotesi lieve della norma contestata", prosegue il difensore.
   

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