La Commissione europea definisce la ‘Strategia di specializzazione intelligente’ (S3) come “un approccio innovativo che ha lo scopo di stimolare la crescita e il lavoro in Europa, permettendo a ogni regione di identificare e sviluppare le sue qualità che la rendono competitiva”. L’idea è quindi quella di creare delle partnership che nascano dal basso riunendo politici locali, università, imprese e società civile per mettere a punto una strategia di crescita sul lungo termine che sia supportata dai fondi Ue. Finora sono oltre 120 le S3 che sono state sviluppate, che possono essere supportate tramite 67 miliardi di euro provenienti dai fondi strutturali comunitari e dai cofinanziamenti nazionali e regionali. Secondo i calcoli di Bruxelles, questo porterà entro il 2020 all’immissione sul mercato di 15mila nuovi prodotti, la fondazione di 140mila nuove startup e la creazione di 350mila posti di lavoro.
Alle S3 si affiancano poi delle piattaforme che, raggruppando le regioni europee per tematiche, vogliono favorire lo scambio di buone pratiche e quindi il successo delle regioni nell’attuare le loro strategie. Finora sono state coinvolte circa 170 regioni e 18 Stati, compresi diversi territori italiani, sulle tematiche più diverse dalla bioeconomia all’uso di big data in agricoltura.
Il 'Quadro europeo di valutazione dell'innovazione 2019' ha confermato che l’Italia ha un tasso d’innovazione inferiore alla media Ue, e per questo è considerata un "innovatore moderato". Tutte le regioni hanno mostrato dei miglioramenti dal 2011, alcuni anche consistenti, ma solo il Friuli Venezia Giulia risulta ora essere un “innovatore forte” in Europa. Lo scopo delle S3 e delle azioni pilota della Commissione è proprio quello di stimolare il potenziale innovativo dei territori per metterlo al servizio dell’economia regionale e nazionale.
La prossima programmazione europea 2021-2027 punterà su ricerca e sviluppo molto più della 2014-2020. Attualmente l’Italia spende circa 6,8 miliardi di risorse legate alle politiche di coesione (4,2 miliardi dalle casse Ue, 2,6 da quelle nazionali) in ricerca e innovazione. In futuro questo dato potrebbe aumentare, visto che la Commissione ha proposto che ogni Stato membro destini fra il 65% e l’85% delle risorse provenienti dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) agli obiettivi tematici “Europa più intelligente” ed “Europa più verde”, che significa digitale, nuove tecnologie e transizione energetica.