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Politica di coesione, un primo bilancio

Politica di coesione, un primo bilancio


RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

di Redazione ANSA


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Manca ancora un anno alla fine dell’attuale settennato di programmazione 2014-2020 (che, in realtà, per effetto dei regolamenti in materia andrà avanti a finanziare progetti fino al 2023), ma per la politica di coesione è già giunto il tempo di un primo bilancio.


La relazione strategica 2019 pubblicata a dicembre dalla Commissione Ue permette di comprendere meglio l’effetto dei fondi strutturali sul territorio. Dal 2014 al 2018 i fondi hanno permesso in tutta Europa di supportare oltre 1,6 milioni di aziende, creare 300mila nuovi posti di lavoro, aiutare 26 milioni di persone a formarsi o trovare un'occupazione, dare accesso alla banda larga a 8,3 milioni di famiglie e costruire o ammodernare quasi 4mila chilometri di ferrovie.

 

Il Fondo di sviluppo regionale

Treni interrail treno stazione - fonte: EC
Treni interrail treno stazione - fonte: EC - RIPRODUZIONE RISERVATA

Principale strumento della politica di coesione è il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), che durante l’attuale programmazione ha permesso di creare 300mila posti di lavoro, supportare 20mila ricercatori e dare accesso alla banda larga a 8 milioni di persone. Oltre 1 milione di queste ultime vive in Italia, dove il Fesr ha supportato oltre 800 ricercatori e permesso a 2.797 imprese d’immettere nuovi prodotti sul mercato.

In tutta Europa il Fesr vale oltre 282 miliardi di euro (cofinanziamenti nazionali inclusi), di cui 33 miliardi sono destinati all’Italia. Circa 21,6 miliardi provengono dalle casse dell’Unione europea, il resto da quelle nazionali e regionali. Secondo gli ultimi dati disponibili sul sito open data della Commissione europea, fino ad oggi l’Italia ha impegnato l’81% di questa cifra (ultima consultazione il 26 dicembre).

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Il Fondo sociale europeo

Lavoro sociale giovani garanzia giovani formazione artigiani - fonte: EC
Lavoro sociale giovani garanzia giovani formazione artigiani - fonte: EC - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Fondo sociale europeo (Fse) è l’altro pilastro della politica di coesione europea perché finanzia misure di sostegno all’occupazione, all’istruzione e alla formazione, ma anche progetti volti a ridurre la povertà e le disuguaglianze sociali.

I dati della Commissione Ue parlando di 23 milioni di persone che grazie alla programmazione 2014-2020 hanno ricevuto aiuti per formarsi, 3,4 milioni che hanno ottenuto una qualifica professionale e 2,7 milioni di giovani sostenuti dall’Iniziativa a favore dell‘occupazione giovanile (Yei), da cui nasce in Italia ‘Garanzia giovani’.

In Italia questi numeri si sono tradotti in 5 milioni di partecipanti a progetti finanziati dal Fse, compresi 600mila giovani che hanno preso parte a misure rientranti nell’universo Yei, la metà dei quali hanno trovato un lavoro. Ma il Fse non viene usato solamente per finanziare iniziative volte ad aumentare il tasso di occupazione. In Lombardia, ad esempio, grazie a 70 milioni di euro ha permesso a 30mila famiglie d’iscrivere gratuitamente i loro figli agli asili nido.

Il Fondo sociale europeo vale 17,4 miliardi per l’Italia (10,16 provenienti dalle casse Ue), dei quali è già stato impegnato il 63% (ultima consultazione il 26 dicembre).

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Agricoltura e pesca

PESCA: PROTESTA CONTRO LE NUOVE NORME COMUNITARIE A NAPOLI [ARCHIVE MATERIAL 20100601 ]
PESCA: PROTESTA CONTRO LE NUOVE NORME COMUNITARIE A NAPOLI [ARCHIVE MATERIAL 20100601 ] - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Fondo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale (Feasr) e quello per gli affari marittimi e la pesca (Feamp) sono gli altri strumenti della politica di coesione che l’Italia ha a disposizione. Dal 2014 al 2018, il primo ha supportato la produzione da coltivazioni biologiche di 1,2 milioni di ettari di terreno in Italia. In Europa, l’equivalente del 75% della superficie totale coltivata con metodi biologici è stato sostenuto con progetti di conversione o manutenzione finanziati dal Feasr.

Grazie al Feamp, invece, sono stati finanziati circa 34mila progetti in tutta l’Unione per assistere i pescatori nella loro transizione verso una pesca più sostenibile e aiutando le comunità costiere a crescere.

Il Feasr in Italia vale 20,9 miliardi di euro (10,4 di risorse Ue). Decisamente inferiore è invece la dotazione del Feamp, il cui assorbimento, però, procede a rilento. Su 979,5 milioni di euro disponibili (537 dalle casse Ue), l’Italia ha impegnato appena il 56% (dati settembre 2019) e, scrive la Commissione nel suo report, la sua implementazione non ha fatto “progressi sostanziali” rispetto al 2018.

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