di Redazione ANSA

L’ostello simbolo della lotta alla mafia vive anche grazie ai fondi Ue

Costruito su un terreno confiscato alla cosca Cataldo di Locri, l’immobile gestito dal Gruppo Goel è stato realizzato grazie a un investimento di 2 milioni e 200mila euro, di cui un milione e 400mila euro provenienti dall’Unione europea.

Un messaggio di riscatto e di vittoria della legalità sulla criminalità organizzata. Ma anche un modo per creare posti di lavoro, promuovere lo sviluppo turistico e sociale, e restituire al territorio dei valori opposti rispetto alla paura e all’omertà che porta con sé la cultura mafiosa.
L’Ostello Locride rappresenta tutto questo. Situato a Locri lungo il centrale Corso Garibaldi, la struttura si trova a soli cinque minuti dal mare Jonio e ad appena 8 chilometri di distanza da Gerace, uno dei borghi più belli d’Italia. Confiscato nel 2005 a un potente clan della ‘ndrangheta e ristrutturato nel 2009 dall’Amministrazione comunale grazie ai fondi europei veicolati dal ‘Programma operativo nazionale Sicurezza’ (Pon Sicurezza), l’immobile oggi è gestito dal Consorzio Goel diretto da Vincenzo Linarello.

Il bene restituito alla città

Dopo il decreto di confisca definitivo, ci sono voluti bel 12 anni per poter dare vita alla struttura. Ultimata la ristrutturazione integrale dell’immobile, la prima gara di assegnazione gratuita, pubblicata il 9 aprile del 2016 e rivolta agli enti no-profit, è andata deserta nello sconcerto generale. “Sfidare” i clan della ‘ndrangheta colpiti prima dal sequestro e poi dalla confisca dei loro beni immobili rappresenta sempre un altissimo pericolo, al punto da mettere a rischio l’incolumità fisica o addirittura la vita di chi osa compiere un tale passo.

A rompere il granitico “muro della paura” ci ha pensato il Gruppo Goel, che si è assunto la responsabilità sociale di presentarsi alla nuova gara tentata dal Comune di Locri, guidato dal dinamico e intraprendente sindaco Giovanni Calabrese. Il 27 ottobre 2016, l’Amministrazione locale ha riproposto agli enti no-profit del territorio il bando per l’affidamento decennale dell’Ostello Locride, e ad aggiudicarselo è stato proprio il Gruppo Goel.

 


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Un ostello attento all’ambiente

Oggi l’Ostello Locride è una struttura ricettiva nuova, funzionale e moderna di cinque piani, con 15 camere in grado di ospitare fino a 45 persone. L’immobile dispone di luminose stanze da massimo tre posti letto con bagno e balcone, ambienti comuni come il grande soggiorno con cucina, la sala per le attività sociali, l’internet-point, la lavanderia e l’ampio terrazzo-solarium posto all’ultimo piano.
Il Gruppo Goel ha gradualmente trasformato l’ostello in eco-residenza, sviluppando un modello di gestione ecologico e green-oriented, in pieno “stile Goel”. Per realizzare la struttura sono stati investiti 2 milioni e 200mila euro, di cui un milione e 400mila euro provenienti dall’Unione europea.


La mano dei clan di ‘ndrangheta

La marcia della pace a Locri

Prima di essere dato in gestione al Gruppo Goel, l’Ostello Locride è stato inaugurato l’8 maggio 2015 alla presenza di amministratori del Comune di Locri, della Provincia reggina e della Regione Calabria. Tantissime anche le autorità civili e militari presenti. A tagliare il nastro inaugurale è stata Stefania Grasso, figlia di Cecè Grasso, imprenditore di Locri assassinato dai sicari della ‘ndrangheta per non essersi voluto piegare alle loro richieste estorsive.

L’immobile (e l’ampia fetta di terreno dove la vecchia struttura era stata realizzata) era di proprietà di alcuni esponenti di primissimo piano della cosca Cataldo di Locri, un clan, potente e ramificato, considerato dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ai vertici del cosiddetto “Mandamento Jonico” della ‘ndrangheta. Un casato malavitoso che per continuare a controllare il territorio e le sue attività fu protagonista di una sanguinosissima faida fra clan a metà degli Anni ’90. Nemico dei Cataldo era il clan Cordì, attivo a Locri da decenni, ben inserito nella cerchia d’élite del crimine organizzato calabrese e finito spesso nel mirino delle forze dell’ordine e dei magistrati della Dda di Reggio Calabria.


“Lo Stato c’è e vince sempre contro la mafia”

“A Locri l’8 maggio 2015 – ha dichiarato il sindaco della cittadina costiera, Giovanni Calabrese – sarà ricordato come il giorno in cui i cittadini si sono riappropriati del loro territorio. Una dimostrazione che lo Stato c’è e vince sempre contro la mafia. L’Ostello Locride, realizzato al posto di un immobile confiscato al “casato” dei Cataldo, è ora della città, di tutte le persone perbene e di tutti coloro i quali si sono schierati e si schierano contro la mafia. Questo rappresenta la vittoria dello Stato”.

Ancora più diretto e chiaro è stato il messaggio lanciato dal vescovo di Locri, monsignor Francesco Oliva: “Occorre cambiare culturalmente se si vuole capire che non conviene essere ‘ndranghetisti perché il loro destino è segnato: o in galera o morire ammazzati. L’Ostello Locride rappresenta l’avvio di un percorso finalizzato a evidenziare che lo Stato c’è, che è presente e che sconfigge la mafia, restituendo alla comunità quello che i clan hanno realizzato attraverso soprusi e delitti”.