Si fa strada un possibile rinvio
di due anni, al 2021, della fine del cambio stagionale dell'ora,
rispetto al 2019 proposto dalla Commissione Ue. E' quanto è
emerso al termine della riunione informale dei ministri dei
trasporti in Austria, dove diversi Paesi hanno evidenziato la
necessità di più tempo per mettersi d'accordo, così come alcuni
settori come l'aviazione hanno sottolineato l'esigenza di avere
almeno 18 mesi per prepararsi ai cambiamenti. L'obiettivo, ora,
è che i 28 trovino un accordo condiviso alla prossima riunione
di dicembre. "Speriamo ancora in un piano ambizioso" con
l'abolizione del passaggio nel marzo 2019 "e puntiamo a trovare
una risposta entro dicembre", ma "dobbiamo tenere in conto che
potrebbe essere necessario più tempo", ha detto la commissaria
Ue ai trasporti Violeta Bulc. Questa ha quindi auspicato che i
28 arrivino a mettersi d'accordo su quale orario scegliere
definitivamente, se solare o legale, "nell'ambito delle tre zone
orarie che già esistono nell'Ue", in modo da mantenere
"un'armonizzazione" all'interno del mercato unico.
La presidenza austriaca dell'Ue punta infatti a raccogliere
"un consenso più ampio possibile" tra i 28, anche perché
l'obiettivo è "evitare un patchwork di fusi orari" oltre ai tre
che già esistono nell'Ue, puntando quindi al coordinamento tra
Paesi vicini. "Ci sono preferenze diverse tra gli stati membri,
per esempio tra quelli scandinavi e quelli del Mediterraneo", ha
spiegato il ministro austriaco Norbert Hofer. Da qui l'idea di
proporre alla Commissione Ue di nominare un coordinatore per
gestire il dossier, e di introdurre delle clausole di
salvaguardia, che potrebbero scattare nel caso in cui si vedesse
che con il nuovo sistema fosse messa a rischio l'integrità del
mercato interno. Gran Bretagna, Polonia e Svezia sono infatti
"scettiche" sul fatto che il nuovo sistema migliori la
situazione, e al contrario non crei problemi supplementari. Da
qui la proposta austriaca di ritardare di due anni la fine del
doppio cambiamento d'ora, in modo di dare il tempo a tutti di
discuterne e prepararsi. Olanda e Belgio, per esempio, sono
favorevoli al rinvio al 2021 proposto dalla presidenza Ue. E' in
ogni caso "escluso", ha assicurato la commissaria Bulc, che
venga stabilito un unico fuso orario in Europa. Al contrario le
tre zone orarie già presenti oggi potrebbero essere la chiave
della soluzione per armonizzare la scelta tra ora solare o
legale tra Paesi vicini. In ogni caso dopo l'intesa dei 28 sarà
necessario anche un accordo con l'Europarlamento, prima che le
nuove decisioni possano essere applicate.
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