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Mai visto uno cosi'". Il complimento al ct azzurro da parte dei suoi giocatori gira come un ritornello nel ritiro di Montpellier, e non da oggi che la Spagna è a casa e l'Italia torna a far paura alla Germania, oltre i propri limiti. Non c'e' solo l'epos della partita delle partite a creare quei timori ai tedeschi, campioni del mondo e strafavoriti: si aggiunge il fattore Antonio Conte.

Da Buffon a Giaccherini, da De Rossi a Bernardeschi, tutti i ventitre azzurri si sono identificati completamente con il loro 'guru' tecnico. E ne sono cosi' ammirati da creare un feeling totale. Per la maggior parte, fatta la tara delle rispettive esperienze, riconoscono di non aver mai avuto in precedenza un allenatore cosi' completo: lavoratore, leader, stratega, motivatore. In una parola, vincente. Il complimento vale anche piu' di quello di Joachim Loew ("l'Italia ha capito che non si vince solo col catenaccio, e' tutto merito di Conte") perchè non è da pretattica.

E se per giovani come Bernardeschi i paragoni sono limitati, detta dai veterani la definizione della leadership della panchina su un'Italia modellata a immagine e somiglianza ha tutto un altro suono. Un campione come Buffon ha vinto con mostri sacri, Lippi o Capello, o con emergenti come Allegri, e ha attraversato l'era di Trapattoni o Donadoni; Barzagli-Bonucci-Chielli, il trio Juve della difesa, si sono fatti mancare poco di meno, quanto ad allenatori. Per non parlare di Thiago Motta, da Rijkaard a Mourinho. De Rossi Conte lo ha incrociato da avversario (lo scudetto Juve dei 102 punti) e ora ne parla in termini entusiastici: "Mai allenato tanto come con lui".

Un Darmian, che nell'ultimo anno a Manchester ascoltava un certo Van Gaal, parla di Conte come di un tecnico con l'eccezionale capacita' di "farti imparare a memoria quello che insegne". La sintesi, dopo tutto, e' nelle parole sussurrate da Buffon nella zona mista di Saint Denis, prima di lasciare Parigi: "Ora con la Germania; per molti in caso di non vittoria varrà poco o niente, ma per me varra' comunque tanto aver riconquistato il rispetto".

Il rispetto da parte degli italiani e quello verso se stessi. "Gli scetticismi di inizio Europeo avevano i loro motivi, diciamoci la verita': ma noi avevamo una sola via, seguire in tutto e per tutti i dettami dell'allenatore", ha spiegato ancora il capitano azzurro, in prima fila tra quelli che riconoscono l'unicità dell'attuale ct.

Dei metodi di Conte tutto, o quasi, si e' detto: compresa la maniacale segretezza in caso di infortunio (De Rossi oggi sottoposto ad accertamenti, ma nessuna indicazione su che tipo di problema). Ma ci sono stati momenti, in questi due anni, in cui Conte ha lanciato segni fortissimi ai suoi giocatori.

Prima di tutto nello spogliatoio, quando ha 'urlato' loro che non meritavano la scarsa considerazione che il mondo ne aveva; poi nelle dichiarazioni pubbliche, quando non ha mai mollato nessuno dei suoi pur sapendone limiti e difficoltà. O ancora, il giorno in cui a Milano decise di rimandare a casa Balotelli, svogliato gia' in allenamento per un piccolo dolore, e figurarsi in partita. "Il gruppo in nazionale e' spesso stato il punto di forza, ma mai come questa volta - ricordava Barzagli, presente anche al Mondiale 2006 - Negli ultimi tempi, non tutti lavoravamo nella stessa direzione; ora si'". Chi non andava in quella direzione, come l'ex SuperMario, ora confessa sconsolato che "avrebbe tanto voluto essere in Francia"; chi invece segue quella via sa che e' la direzione di Conte, punto e basta. Insigne, ad esempio: scelse mesi fa di tornare a casa anche su pressione del Napoli per un dolorino, e Conte se la lego' al dito. Una seconda chance e' arrivata, la risposta a Monaco contro la Germania deluse Conte, incapace di scelte autolesionistiche per vecchi rancori: cosi' la porta si e' riaperta, causa necessita', Insigne si e' messo completamente al servizio del ct che ora lo elogia: "E' quello che mi ha piu' stupito", ha detto Conte prima dell'Irlanda, offrendogli il ruolo di riserva ma anche di spaccapartite, nei momenti piu' delicati. "Siamo energia pura, non cantiamo l'inno, lo viviamo", la sintesi di Bonucci, oggi. E' l'energia che Conte trasmette da bordo campo, come quando Giaccherini non e' sembrato reattivo e il ct non ha avuto remore a infuriarsi. Anche con il suo più fidato soldato. Uno cosi', giurano in nazionale, non si era mai visto.

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