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Papa: sogno un'Europa in cui migrare non sia delitto
A premio Carlo Magno. Chiede rifondare Ue su inclusione e diritti
CITTA' DEL VATICANO
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(di Fausto Gasparroni)
(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 6 MAG - Il "sogno" di papa
Francesco è quello di un'Europa "giovane, capace di essere
ancora madre", che "rispetta la vita e offre speranze di vita",
che "si prende cura del bambino", che "soccorre come un fratello
il povero e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più
nulla e chiede riparo": un'Europa "in cui essere migrante non
sia delitto bensì un invito ad un maggior impegno con la dignità
di tutto l'essere umano". Nel crescendo finale sul suo "sogno"
inclusivo e accogliente dell'Europa, che ha toccato le corde
dell'emozione nei capi di Stato e nei vertici Ue presenti tra i
500 della Sala Regia, il discorso del Papa per il conferimento
del premio internazionale Carlo Magno ha ricordato gli echi
dell''I have a dream' di Martin Luther King. L'italo-argentino
Bergoglio ha parlato "come un figlio che ritrova nella madre
Europa le sue radici di vita e di fede". E nel suo "sogno di un
nuovo umanesimo europeo" c'è un vero e proprio manifesto per una
rifondazione dell'Ue nel segno dell'integrazione e dei diritti.
"Sogno un'Europa dove i giovani respirano l'aria pulita
dell'onestà, amano la bellezza della cultura e di una vita
semplice, non inquinata dagli infiniti bisogni del consumismo -
ha detto tra l'altro Francesco -; dove sposarsi e avere figli
sono una responsabilità e una gioia grande, non un problema dato
dalla mancanza di un lavoro sufficientemente stabile. Sogno
un'Europa delle famiglie, con politiche veramente effettive,
incentrate sui volti più che sui numeri, sulle nascite dei figli
più che sull'aumento dei beni". "Sogno un'Europa che promuove e
tutela i diritti di ciascuno, senza dimenticare i doveri verso
tutti. Sogno un'Europa di cui non si possa dire che il suo
impegno per i diritti umani è stata la sua ultima utopia".
Ad ascoltare il Papa tra gli affreschi vasariani, ori e gli
stucchi della Sala Regia, dopo il premio consegnatogli "in
tributo al suo straordinario impegno a favore della pace, della
comprensione e della misericordia in una società europea di
valori" dal sindaco di Aquisgrana Marcel Philipp e dal
presidente del Comitato direttivo del prestigioso 'Karlspreis',
Juergen Linden, i vertici al gran completo dell'Ue con i
presidenti dell'Europarlamento Martin Schulz, della Commissione
Ue Jean-Claude Juncker e del Consiglio europeo Donald Tusk
(prima ricevuti in udienza), il premier Matteo Renzi, la
cancelliera Angela Merkel (anche lei vista in un'altra udienza),
il re di Spagna Felipe VI, il granduca Enrico di Lussemburgo, la
presidente lituana Dalia Grybauskaite, il capo della Bce Mario
Draghi, il fondatore di Sant'Egidio Andrea Riccardi (entrambi ex
vincitori del Carlo Magno).
Offrendo il premio all'Europa, Francesco ha auspicato "uno
slancio nuovo e coraggioso per questo amato continente", poiché
"la creatività, l'ingegno, la capacità di rialzarsi e di uscire
dai propri limiti appartengono alla'anima dell'Europa". Una
"famiglia di popoli" che però oggi "sembra sentire meno proprie
le mura della casa comune", in cui "l'ardente desiderio di
costruire l'unità appare sempre più spento", in preda a
crescenti "egoismi". Bergoglio ha ricordato la sua
recriminazione a Strasburgo su "nonna Europa", "stanca e
invecchiata", che si va "trincerando". "Che cosa ti è successo,
Europa umanistica, paladina dei diritti dell'uomo, della
democrazia e della libertà?", ha chiesto con toni accorati. E
invitando a ritrovare lo spirito dei "padri fondatori", ha
richiamato, "in questo nostro mondo dilaniato e ferito" a
tornare alla "solidarietà di fatto", alla "generosità concreta"
degli anni del dopoguerra. "Costruire ponti e abbattere muri",
ha invocato con forza il Pontefice, lanciando "la sfida di
'aggiornare' l'idea di Europa" su "tre capacità: la capacità di
integrare, la capacità di dialogare e la capacità di generare".
"L'identità europea è, ed è sempre stata, un'identità
dinamica e multiculturale", ha ricordato il Papa, e questo
richiama "la politica" a "promuovere un'integrazione che trova
nella solidarietà il modo in cui fare le cose". Basta
"unilateralismi", ha ammonito Francesco, "vincere le chiusure".
La "cultura del dialogo", poi, da promuovere in tutte le
scuole, deve insegnare ad "ascoltare" anche "lo straniero, il
migrante". E più che le "coalizioni" soltanto "militari o
economiche", servono quelle "culturali, educative, filosofiche,
religiose", che evidenzino come "dietro molti conflitti è spesso
in gioco il potere di gruppi economici". Per il Papa, infine,
serve "un'economia sociale", non incentrata sulla "speculazione
finanziaria" o nutrita di "corruzione", mentre un'Europa davvero
inclusiva si costruisce solo sapendo favorire opportunità di
"lavoro dignitoso", "specialmente per i nostri giovani".
Schulz si è detto "profondamente impressionato" dalle parole
di Francesco, in un'Europa dove con i muri "rischiamo di
dissipare l'eredità di integrazione". "Parlamento e Commissione
approvano il discorso del Papa, siamo incoraggiati a non
fermarci ed a continuare l'edificazione dell'Europa", ha detto
Juncker. Tusk ha lodato la spinta di Bergoglio verso un'Europa
"compassionevole e altruista". "Un messaggio chiaro e
incoraggiante", ha apprezzato Angela Merkel, prendendo quello
del Papa come "il compito assegnato a noi: agire per tenere
l'Europa coesa". (ANSA).