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Cerved, con 4.0 slancio a crescita Pmi

Da rapporto emerge che investitori innovazione puntano su donne

Redazione ANSA MILANO

(ANSA) - MILANO, 10 NOV - Il piano Industria 4.0 darà una forte spinta alla crescita e competitività delle piccole e medie imprese. E' quanto emerge dal Rapporto Cerved Pmi 2017, presentato oggi a Milano. Industria 4.0 ha già prodotto risultati sensibili sia in termini di investimenti (+9% su base annua) sia di aumento di spesa in R&S (aumenti attesi fra il 10% e il 15%).

L'analisi effettuata utilizza dati relativi a un campione molto ampio di imprese e lavoratori per valutare se le imprese che nel periodo 2007-15 hanno maggiormente investito in innovazione mostrino performance significativamente diverse rispetto alle altre aziende, considerandone inoltre le ricadute sui lavoratori. Dagli archivi di Cerved sono stati estratti i dati relativi a tutte le società̀ di capitale non finanziarie che nel 2007 avevano realizzato almeno 500 mila euro di fatturato: si tratta di 316 mila imprese.

Questo ampio campione di imprese è stato quindi suddiviso in cluster in base alla propensione all'innovazione e agli investimenti. Combinando innovazione e investimenti si ottengono 4 cluster: Investitori innovativi (12 mila imprese che sono definite "aquile" perché volano alto pur essendo pesanti investitori in capitale fisico); Innovatori ma non investitori (54 mila società̀, definite "colibrì̀" in quanto leggere, investendo poco in capitale fisico); Investitori ma non innovatori (62 mila imprese, gli "pterodattili", cioè società̀ che, pur investendo, lo fanno in modo tradizionale); Altre imprese (188 mila società̀, gli "struzzi", non volano e, in molti casi, cercano di fuggire dalla globalizzazione). Nel 2007-2015, aquile e colibrì̀, grazie anche a un processo di selezione decisamente più̀ pronunciato di quello osservato tra le altre società, hanno evidenziato un miglioramento del proprio profilo di rischio, cui è corrisposto un forte calo dell'indebitamento: le imprese in area di sicurezza sono aumentate dal 10,5% all'11,6%, al contrario degli altri cluster in cui si è verificato un decremento (ben il -9% fra gli struzzi).

Grazie all'integrazione con i dati Inps su oltre 8 milioni di lavoratori emerge che gli investitori in innovazione impiegano più donne (42%; +7% sul totale) e giovani (nel 2007 oltre la metà degli occupati nelle aquile aveva meno di 45 anni). Inoltre, le imprese innovative, specialmente quelle con una maggiore propensione all'investimento, utilizzano più̀ frequentemente contratti diversi da quelli a tempo indeterminato (19,7% contro 18% del totale): si tratta probabilmente di una maggiore esigenza di "rimescolare" le competenze dei lavoratori per adattarsi ai cambiamenti imposti dal processo innovativo.

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