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Imprese: Firpo, per start up manca ancora il venture capital

Grandi aziende collaborano poco, ritardo da recuperare

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"L'ecosistema delle start up innovative sta crescendo, ma manca ancora il venture capital, soprattutto sui round di investimento più importanti, quelli che superano un milione di euro". Lo ha sottolineato Stefano Firpo, direttore generale di Mediocredito Italiano (gruppo Intesa Sanpaolo), dopo avere lasciato la direzione generale per la Politica industriale, la competitività e le piccole e medie imprese del Ministero dello Sviluppo Economico.

Firpo, intervistato da Jenny Lawton, coo di Techstars, nell'ambito della Start Up Weeks, individua un altro punto debole nella scarsa collaborazione da parte delle medie e grandi aziende che investono poco nelle start up. "Ci sono alcuni casi positivi di aziende come l'Enel - spiega - che iniziano a fare programmi con il mondo delle start up, non fanno investimenti ma le fanno lavorare. Anche l'Ansaldo sta creando rapporti più consolidati. C'è comunque ancora un grande ritardo, da recuperare. E' molto positivo che Techstars abbia individuato l'Italia e Torino come il luogo dove fare l'acceleratore globale sulla smart mobility".

Quanto al ruolo del pubblico, secondo Firpo, "ha fatto tanto nel favorire la produzione di start up e infatti oggi ce ne sono più di diecimila registrate al Mise. Ne nascono ogni anno 2.500-3.000. Le politiche hanno aiutato a popolare questo mondo. Ora bisogna passare alla fase due: costruire un mercato del venture capital italiano per finanziarle. Ci sono iniziative in corso. C'è il Fondo Innovazione di Cassa Depositi e Prestiti, ci sono incentivi fiscali". Anche l'impegno delle banche è importante, "ma ci vuole - spiega Firpo - un'inversione di rotta: finora hanno dato 350 milioni all'anno (il 20% Intesa Sanpaolo) ma non si può continuare a finanziare questo mondo a debito".

In collaborazione con:
Intesa Sanpaolo

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