"È insostenibile l'ipotesi di una
morte per Sudep ('Sudden Unexpected Death in Epilepsy', ovvero
morte improvvisa e inattesa di soggetti che soffrono di
epilessia) di Stefano Cucchi. Inoltre non è plausibile una morte
da inanizione. Escludo che quest'ultima possa uccidere in cinque
giorni". Lo ha detto il neurologo Alessandro Rossi, consulente
della famiglia Cucchi, durante l'udienza al processo sulla morte
del giovane detenuto escludendo così anche la morte per
inanizione, cioè una forma estrema di malnutrizione e
conseguente decadimento. "La progressione della bradicardia
(causa ultima della morte di Stefano Cucchi) è legata al trauma
sacrale che aveva". Ha detto il professore Vittorio Fineschi,
consulente della parte civile che in aula ha ricostruito la
"catena causale" che a suo avviso portò a morte Cucchi, ovvero:
un trauma lombo-sacrale, una disfunzione vescicale, e la
bradicardia, cioè la riduzione della frequenza cardiaca.
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