La paura della diffusione del
coronavirus arriva nel tribunale di Roma e va a incidere sullo
svolgimento di alcuni processi. In applicazione di una circolare
diffusa ieri, il giudice monocratico ha disposto l'udienza a
porte chiuse del procedimento sui presunti depistaggi messi in
atto da otto carabinieri dopo la morte di Stefano Cucchi,
avvenuta a Roma il 22 ottobre del 2009. Il giudice Giulia
Cavallone, in applicazione della disposizione emessa dal
presidente facente funzione della corte d'appello di Roma, Fabio
Massimo Gallo, diramata "ai fini della massima prevenzione
possibile" dell'emergenza coronavirus, ha consentito l'accesso
in aula solo alle parti processuali. Nella circolare la corte
d'Appello invita i tribunali del distretto (Roma e Lazio), sia
civili che penali, ad organizzare le udienze in "fasce orarie"
al fine di evitare "affollamenti nelle aule di udienza e negli
spazi antistanti".
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