Dopo le recensioni ottime alla
Berlinale, arriva alla Festa del Cinema di Roma, in Alice della
città, Palazzo di giustizia, opera prima di fiction della
documentarista Chiara Bellosi (ora in fase di scrittura del
secondo film), che debutterà in sala il 22 ottobre con Luce
Cinecittà. Un coinvolgente racconto di vite, tra persone
coinvolte a vario titolo nel processo per una rapina e il
quotidiano che scorre fra operai, funzionari, corridoi e spazi
del palazzo (ricostruito). Una messa in scena scandita da rigore
e verità, interpretata fra gli altri da Daphne Scoccia, Bianca
Leonardi, Sarah Short, Nicola Rignanese, Giovanni Anzaldo e
Andrea Lattanzi. Il film, prodotto da Tempesta / Carlo
Cresto-Dina con Rai Cinema nasce da una lunga osservazione da
parte della cineasta, dei ritmi e i riti in un palazzo di
giustizia. "La storia non si concentra sul processo ma sulla
vita intorno - spiega Daphne Scoccia - Lo sguardo di Chiara va
oltre, poi lei come persona è straordinaria". La giovane
attrice che offre un'altra prova di grande intensità, nel
racconto è Angelina, compagna di Magia (Giovanni Anzaldo),
giovane imputato per una rapina a una pompa di benzina, nella
quale è morto il suo complice, ucciso dal benzinaio titolare
Viale (Nicola Rignanese), finito anche lui sul banco degli
imputati. E' lo sguardo della figlia, bambina di Angelina e
Magia, Luce (Leonardi), fra corse per i corridoi, incontri e
attese, a unire i fili dei vari personaggi, fra i quali ci sono
anche Domenica (Short), figlia affettuosa di Viale, e Daniele
(Lattanzi), tecnico/idraulico al lavoro nel Palazzo. Il film
fa riflettere ancora una volta su come "la legge non sia uguale
per tutti - spiega Lattanzi -. Basti pensare anche a questi
casi recenti di ragazzi che ammazzano altri ragazzi. Bisogna
dare un messaggio chiaro e servono pene certe". D'accordo con
lui Daphne Scoccia che riflette in particolare sul tema toccato
nella storia, la legittima difesa: "Penso sia lecita per tutti
ma non come viene descritta da alcuni politici. Non penso si
debba avere un'arma in casa per farsi giustizia da soli. Spesso
in quei casi prevalgono più la vendetta e l'orgoglio che il
bisogno di difendersi".
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