Violenze e intimidazioni anche
attraverso l'uso di armi e ordigni. Un'associazione di stampo
mafioso che nel sud Pontino aveva creato un clima di
assoggettamento ed omertà tra la popolazione. E' quanto
accertato da un'indagine dei carabinieri del Comando provinciale
di Latina, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di
Roma, che ha portato all'alba a 19 arresti. Circa 200 i
militari impiegati nel blitz, con l'ausilio di elicotteristi e
di unità cinofile dell'Arma, hanno eseguito l'ordinanza emessa
dal gip di Roma. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione
a delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata allo
spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi
comuni da sparo, estorsione, rapina, danneggiamento ed incendio,
tutti delitti aggravati dal metodo mafioso.
Le indagini avrebbero ricostruito l'attività di un'associazione
di tipo mafioso che operava nel sud Pontino e in particolare
nel territorio di Castelforte, Santi Cosma e Damiano. Il gruppo
criminale - secondo gli inquirenti - era capeggiato da Antonio
Antinozzi che, dopo la scissione del clan Mendico-Riccardi,
avrebbe costituito un clan strutturato su base familiare. I
motivi della scissione sarebbero legati a una relazione
sentimentale, criticata perché in violazione del codice d'onore.
La Dda, che ha coordinato il Nucleo Investigativo di Latina e
dalla Compagnia Carabinieri di Formia, ha inoltre accertato
l'esistenza di due associazioni dedite al narcotraffico, gestite
rispettivamente dalla famiglia Mendico e dalla famiglia
Antonizzi. ienda.
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