Ermal Meta ipoteca la vittoria al
71/o festival di Sanremo. Primo per la giuria demoscopica con il
brano Un milione di cose da dirti, primo per l'Orchestra che gli
ha tributato il giusto omaggio per la cover di Caruso di Lucio
Dalla. "Ce l'ho messa tutta e chiedo perdono se il mio
napoletano non è stato all'altezza", si scusa Meta, ringraziando
l'esecuzione impeccabile da parte dell'orchestra. "Mi sono
gasato a sentir suonare così bene".
"Il primo posto è un risultato straordinario, non me lo
aspettavo davvero. Ne sono onorato, felice ma non per questo
penso di vincere. Al traguardo finale manca ancora e il festival
ci ha abituato a un sacco di cambiamenti e stravolgimenti: sono
convinto che non rimarrò ancora al primo posto. Del resto, la
classifica mi interessa fino a un certo punto, punto ad arrivare
alla gente", sottolinea Meta che su quel palco ha già trionfato:
nel 2018 con Fabrizio Moro e il brano Non mi avete fatto niente.
L'anno prima aveva portato a casa il Premio della Critica Mia
Martini per Vietato Morire. "Sono e sarò sempre grato ai
giornalisti per quel riconoscimento. E dunque non ho paura del
loro giudizio, come quello di chiunque altro che sia scevro da
questioni personali: quando ci si mette in gioco, non lo si può
fare solo per ciò che si vuole".
Da stasera oltre alla sala stampa, entra in campo anche il
televoto, con i suoi lupi (così si sono chiamati i suoi fan)
pronti a lottare a colpi di messaggi inviati. "Sì, immagino che
sia così - dice non nascondendo una risata -. Ma sono diverse i
motivi che possono portare un artista al primo posto: melodia
del brano, attitudine, interazione con i fan".
Ieri sera alcuni artisti, sia tra quelli in gara che tra gli
ospiti, hanno portato all'Ariston la campagna "I diritti sono
uno spettacolo", a sostegno dei lavoratori del settore fermi
ormai da un anno, esibendo il simbolo di un play e di un pause.
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